Venerdì, 06 Aprile 2018
 
 
 
 
 
 Il 70% delle malformazioni neonatali potrebbero essere evitate con l'assunzione quotidiana di Acido folico durante la gravidanza e nei mesi che immediatamente la precedono. Una pratica poco diffusa in Italia che mette a rischio la vita di centinaia di bambini che in altri paesi del mondo e' stata contrastata con l'introduzione di alimenti fortificati. Il grido d'allarme lanciato dalla SIN, la Societa' Italiana di Neonatologia nei mesi scorsi e rimasto inascoltato ritorna attuale alla luce di uno studio pubblicato su Birth Defects Research realizzato dai ricercatori della Emory's Rollins School of Public Health, in Georgia.

Sono stati valutati i casi di difetti alla nascita in 71 paesi del mondo, tra cui l'Italia, in cui non vengono utilizzate farine di frumento fortificate e confrontati con gli 81 in cui, invece, vengono utilizzate. Introducendo sul mercato farina fortificata ogni anno si preverrebbero 57mila difetti alla nascita. "Oggi la prevenzione migliore e piu' efficace della spina bifida e degli altri gravi difetti del tubo neurale risulta essere la fortificazione con acido folico di alcuni alimenti di largo consumo come le farine o alcuni prodotti da forno" - afferma il Presidente della SIN Mauro Stronati - "Solo il 30% delle donne, infatti, attua la profilassi volontaria con acido folico, raccomandata dall'OMS nel periodo pre-concezionale, che non si e' comunque dimostrata sufficiente a ridurre l'incidenza di queste patologie. Con l'introduzione di alimenti fortificati, invece, come avvenuto in altri Paesi del mondo, si potrebbero prevenire fino al 70% delle malformazioni".
Pubblicato in Medicina

 

 

Avrebbe un forte significato bandire anche in Italia il commercio totale dell’avorio


Il WWF accoglie con favore l’annuncio di Taiwan che intende vietare  il commercio dell’avorio nel paese a partire dal primo gennaio 2020. La decisione arriva dopo la svolta di tre fra i paesi maggiormente coinvolti nel mercato dell’avorio - Cina, Stati Uniti e Hong Kong – che hanno recentemente messo al bando avorio e derivati dai loro mercati nazionali. Anche il Regno Unito ha recentemente aderito agli sforzi per proteggere le popolazioni di elefanti africani.
"Siamo lieti di vedere i governi intensificare i loro sforzi per proteggere gli elefanti, letteralmente decimati negli ultimi anni a causa di un bracconaggio senza freni. Il WWF invita i governi di tutta l'Asia a seguire l’esempio di Cina, Hong Kong e Taiwan e a chiudere definitivamente il mercato legale di avorio e prodotti derivati”, dichiara  Margaret Kinnaird, dalla sede di Nairobi del WWF International.
In Cina il mercato legale dell'avorio è stato chiuso il 31dicembre 2017. Tutto il commercio nel paese è ora illegale, il che potrebbe spostare il commercio illegale verso quei paesi asiatici che possono contare sulla copertura dei commercianti legali rimasti. Ci sono prove che i mercati nazionali dell'avorio in Vietnam, Cambogia, Laos, Giappone e Birmania stanno fornendo ai visitatori prodotti provenienti dalla Cina, evidenziando la necessità di rafforzare gli sforzi oltre confine.

"Questo è il momento di aumentare i nostri sforzi per il contrasto alla criminalità che controlla il commercio illegale di natura, un giro d’affari milionario secondo solo a quello delle armi e della droga. È necessario che i governi e le forze di polizia intensifichino gli sforzi anche con iniziative transnazionali per perseguire i criminali che si arricchiscono con questi crimini di natura”, dice Isabella Pratesi, direttore Conservazione WWF Italia che conclude: “Per quanto l’Italia non sia un paese cruciale nel commercio dell’avorio avrebbe un forte significato bandire anche in Italia il commercio totale dell’avorio”. Circa 20.000 elefanti africani vengono uccisi annualmente, soprattutto a causa della domanda di avorio proveniente dall'Asia. Nell'ultimo decennio, le popolazioni di elefanti africani sono diminuite di oltre il 20%, toccando una quota di circa 415.000 esemplari stimati. La perdita di una specie chiave come l’elefante danneggerebbe l’intera salute degli ecosistemi, portando ad una perdita di biodiversità ancora maggiore con effetti devastanti sia sulla natura, sia sulle persone e il loro benessere.

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Venerdì, 06 Aprile 2018 07:13

Come capire il cervello guardando le api

Un team di ricerca dell’Università di Sheffield e dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha scoperto, grazie a un modello matematico, che le api reagiscono all’unisono agli stimoli ambientali analogamente ai neuroni cerebrali, rivelando dinamiche del comportamento umano. Lo studio pubblicato su Scientific Reports

 

Pensare alle api in una colonia come ai neuroni in un cervello può aiutare alla comprensione dei meccanismi alla base del comportamento umano. A rivelarlo uno studio dell’Università di Sheffield in collaborazione con l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr), pubblicato su Scientific Reports. “Uno sciame di api può essere considerato un super-organismo composto da migliaia di insetti che rispondono all’unisono a stimoli esterni, come i neuroni del cervello reagiscono alle sollecitazioni che provengono dall’ambiente. Questa somiglianza permette di tracciare precise corrispondenze tra le interazioni tra api responsabili del comportamento del super-organismo e i meccanismi neurali alla base della cognizione, e quindi di identificare le micro interazioni alla base dei meccanismi generali del comportamento umano e non”, spiega Vito Trianni ricercatore dell’Istc-Cnr e coautore dello studio.

Il punto di partenza del lavoro è un modello matematico della sciamatura. “Le api decidono collettivamente il luogo dove costruire l’alveare e per raggiungere questo obiettivo fanno uso di segnali complessi che permettono di attrarre altre api verso nidi di qualità elevata o di inibire il reclutamento, per alternative di bassa qualità. Questi segnali sono simili a quelli trasmessi tra popolazioni di neuroni durante i processi decisionali tra più alternative”, continua il ricercatore.

Pubblicato in Medicina
Venerdì, 06 Aprile 2018 06:09

Semaforo rosso al tumore cerebrale infantile

Uno studio targato Sapienza e Istituto Italiano di Tecnologia ha scoperto e dimostrato come mutazioni a carico di una proteina, che agisce come fattore inibitore di crescita per le cellule nervose, possano portare allo sviluppo del medulloblastoma. I risultati del lavoro sono pubblicati su Nature Communications

Il medulloblastoma è il tumore cerebrale più diffuso nell’infanzia. Le attuali terapie associano la chirurgia alla radio e alla chemioterapia ma, nonostante offrano buone probabilità di guarigione, non sono prive di effetti collaterali gravi come disturbi cognitivi permanenti. È per questo motivo che la ricerca di cure alternative innovative è fondamentale. Un recente studio, condotto da Lucia Di Marcotullio del Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza in collaborazione con Paola Infante del CLNS@Sapienza(Istituto Italiano di Tecnologia, IIT), ha portato alla scoperta di un nuovo meccanismo molecolare, la cui alterazione è responsabile dello sviluppo del medulloblastoma. I risultati del lavoro, che rappresenta uno snodo cruciale per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche, sono pubblicati sulla rivista internazionale Nature Communications. Il medulloblastoma è causato da alterazioni molecolari che determinano un comportamento anomalo delle proteine segnale coinvolte nella crescita e migrazione di cellule nervose. “Questa via di segnalazione, che prende il nome di via di Hedgehog (Hh) – spiega Di Marcotullio – sta ricevendo molta attenzione in campo oncologico perché in condizioni non controllate è responsabile dell’insorgenza di una vasta gamma di tumori, ponendosi dunque come importante bersaglio nelle terapie anticancro più efficaci e quindi con minore tossicità”.

Pubblicato in Medicina

 

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