Neuroscienze

Neuroscienze (29)

Che le donne siano per natura più ansiose non è solo un preconcetto culturale: la dimostrazione scientifica arriva dall’Isn-Cnr di Catanzaro, in collaborazione con l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma. Alla base di questa predisposizione sembrerebbe esserci una variante del gene 5-Httlpr implicato nella regolazione della serotonina. La ricerca è stata pubblicata su Social Cognitive and Affective Neuroscience

L’ansia è una normale emozione, che tutti gli esseri umani provano, e ha la funzione fondamentale di segnalare situazioni pericolose o spiacevoli, mediante le modificazioni fisiologiche prodotte dall’adrenalina che entra in circolo nel sangue. Entro certi livelli, dunque, l’ansia è necessaria in quanto ci consente di affrontare situazioni temute e stressanti. Se però supera certi limiti, può diventare anche la base per lo sviluppo di disturbi quali attacchi di panico e fobie. Negli ultimi anni le moderne neuroscienze hanno dimostrato che esiste una certa predisposizione nell’essere ansiosi: in particolare, una variante del gene 5-Httlpr, che regola l’espressione della serotonina, causa al soggetto portatore un aumento della quantità di questo neurotrasmettitore, capace di modulare i comportamenti emotivi.

L’apprezzamento delle opere d’arte figurative aumenta dopo la stimolazione elettrica anodica a bassa intensità della corteccia dorso laterale prefrontale sinistra. Lo rivela uno studio dell’Università di Milano-Bicocca appena pubblicato sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience.

 

Milano, 4 novembre 2013 – Il grado di apprezzamento di un’opera d’arte può aumentare a seguito di una stimolazione elettrica a bassa intensità della corteccia dorso laterale prefrontale sinistra, sede della valutazione estetica. È la conclusione alla quale sono arrivati i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca che hanno pubblicato uno studio sulla rivista Social Cognitive and Affective Neuroscience.

 

Lo studio (The world can look better: enhancing beauty experience with brain stimulation doi:10.1093/scan/nst165) coordinato da Zaira Cattaneo, ricercatore di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica nel dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e presso il Brain Connectivity Center-IRCCS Mondino di Pavia e realizzato con il contributo di Carlotta Lega, dottoranda in Psicologia presso l’ateneo milanese, Albert Flexas, Enric Munar, Camilo J. Cela-Conde dell’Università delle Isole Baleari e Marcos Nadal dell’Università di Vienna, rientra nel campo della neuro estetica, branca delle neuroscienze che si occupa di studiare i correlati neurali alla base dell'apprezzamento estetico.

 

Tre ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca hanno scoperto che il cervello reagisce analogamente alla visione di uno stimolo tattile e allo stimolo tattile diretto. La Organization for Human Brain Mapping li premia come autori del migliore articolo scientifico del 2011 pubblicato sulla rivista Human Brain Mapping.

Milano 7 Giugno 2012 -  Nadia Bolognini, Angelo Maravita  e Angela Rossetti, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca verranno premiati a Pechino il 10 Giugno in occasione del 18° raduno annuale della Organization for Human Brain Mapping. Il loro articolo "Seeing Touch In The Somatosensory Cortex: A TMS Study Of The Visual Perception Of Touch” è stato selezionato come migliore articolo scientifico del 2011 pubblicato su Human Brain Mapping, prestigiosa rivista nel campo delle Neuroscienze.

 

Le persone sofferenti di dolore cronico sono moltissime nel mondo, 15 milioni solo in Italia. Si tratta di una patologia assai seria cui si rimedia in massima parte con i farmaci, che però, purtroppo, non sono del tutto efficaci, senza contare gli effetti collaterali che producono, i costi piuttosto elevati e l’abuso che spesso ne fa il malato.

Chi ne è affetto lo sa bene: il dolore si protrae oltre il normale decorso di una malattia qualunque o molto al di là del tempo di guarigione previsto, fino a non scomparire più.

A provocare il dolore cronico possono esserci diverse cause: diabete, sclerosi multipla, interventi chirurgici, ernie discali, dolenze facciali (come la nevralgia del trigemino), lombosciatalgie, emicranie, con la complicanza che, a differenza di quello acuto, il cronico è un dolore che non ha un’utilità, ossia non è un segnale d’allarme ma solo il perdurare di una sofferenza fisica che compromette seriamente la qualità della vita.

Soffrire di dolore cronico, infatti, porta inevitabilmente ad una serie di cambiamenti fisici e psicologici importanti, come l’immobilità (a volte talmente prolungata da procurare il decubito), la dipendenza dai medicinali, l’inabilità al lavoro, l’isolamento sociale, l’ansia, la paura, la depressione, la fragilità psicologica, tutti fattori che possono solo peggiorare una patologia che è già grave di per sé, così che alla fine il malato si lascia andare rinunciando a condurre una vita normale ed autonoma. 

Il 15 dicembre, cinquant'anni or sono usciva a Vienna su una rivista seria ma non di altissimo prestigio una pubblicazione, frutto di una combinazione di pazienza certosina, profonda conoscenza dell'anatomia umana e di utilizzo di tecniche analitiche allora all'avanguradia, . Autori erano due giovani nel Dipartimento di Farmacologia dell'Università di Vienna, uno dei quali aveva tenacemnte perseguito l'idea nata durante uno stage ad Oxford presso il prof Blaschko. Quel lavoro costitui' una delle pietre miliari piu' solide e rivoluzionarie della storie delle neuroscienze: Oleh Hornykiewicz ed il suo post doc Ehringer riportavano la pressochè totale assenza di dopamina nel caudato di 6 pazienti parkinsoniani.

Ascoltare la musica

21 Dic 2010 Scritto da

L’azione dell’ascolto non è una cosa banale, come invece si può pensare, soprattutto per quanto riguarda la musica, perché in verità ascoltare musica significa compiere un atto di civiltà. È proprio così, perché la musica porta un messaggio lontano (che pure è attuale), ed ascoltarla davvero significa entrare nella mente e nell’animo di un altro (nel caso, il compositore), e quindi accoglierlo, prestargli attenzione, volergli bene. E se poi quella musica ci muove delle emozioni, ci commuove, ci esalta, o anche solo ci piace, vuol dire che lui stesso ha comunicato con noi. Quindi ascoltare è comunicare.

Abstract

Un gruppo di ricercatori italiani, coordinato dalla Prof.ssa Maria Pia Abbracchio dell’Università degli Studi di Milano, ha recentemente individuato un possibile rimedio alla perdita cellulare conseguente a ictus cerebrale. La scoperta si basa sulla possibilità di sfruttare la capacità del cervello di autoripararsi reclutando cellule progenitrici immature ancora presenti nel cervello adulto, e “indirizzandole” a generare nuove cellule neurali.

Una ricerca internazionale di prossima pubblicazione su PLoS ONE  ha individuato alcuni fattori che impediscono la formazione di nuovi neuroni, ad opera di staminali cerebrali, dopo un episodio di ischemia cerebrale. Un modello matematico ha permesso di confermare il ruolo dei fattori di inibizione e di simulare l’attività di queste cellule durante la crisi, aprendo la strada anche a una sperimentazione più affidabile di nuovi farmaci che siano in grado di potenziare l’azione delle staminali ‘riparatrici’.
Durante un'ischemia cerebrale, quando il sangue non arriva più a una porzione del cervello, per esempio a causa dell'ostruzione di un vaso sanguigno, alcuni neuroni cominciano a morire per mancanza di ossigeno e altri elementi nutritivi necessari al metabolismo della cellula cerebrale. L’ischemia, nei casi più gravi, può portare all’ictus, una malattia che in Italia colpisce ogni anno 200 mila persone ed è la terza causa di morte. Ma possono nascere nuovi neuroni, al posto di quelli ‘morti’? In teoria sì, ma in pratica le cose sono molto più complesse. Infatti, nonostante l’intensa attività di ricerca degli ultimi dieci anni sulla possibilità di generare nuovi neuroni in un cervello adulto, restano ancora da capire molte cose in questo campo.

Abstract
Understanding the molecular process at the basis of polymerization processes of neurotoxic beta-amyloid can give important contributions for designing new therapies for Alzhemier Disease. In this perspective, we have performed an in vitro study of the effects on B-amyloid fibrillogenesis of the natural pigment hypericin extracted from Hypericum perforatum (St. John’s worth). Our results show that, thanks to its structural characteristics and peculiar spectroscopic features, hypericin can be easily used to in vitro monitor the appearance of early aggregation states of B-amyloid peptides during the polymerization process and, more importantly, that hypericin can significantly affect and interfere with the early stages of polymerization process, playing the role of an effective aggregation inhibitor.

Abstract
La ricerca scientifica, da alcuni anni, si occupa della gestione della glicemia nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. L’obiettivo è quello di controllare al meglio le variazioni del metabolismo glucidico e prevenire, o quanto meno limitare, i danni causati dalla cattiva regolazione del controllo glicemico. In particolare, nei pazienti neurochirurgici, la gestione della glicemia richiede maggiore attenzione considerando  la grande suscettibilità del cervello ai cambiamenti dei livelli di glucosio plasmatico. La terapia con insulina risulta di fondamentale importanza nel controllo della glicemia. Recenti acquisizioni hanno suggerito nuove strategie da adottare nell’impiego della terapia insulinica, e sempre più centri, in ogni parte del mondo, utilizzano un’infusione endovenosa continua di insulina per controllare la glicemia nei pazienti critici. Nei pazienti neurochirurgici è raccomandato valutare i possibili rischi e benefici della terapia insulinica intensiva.

 

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