Il documentario Diana Vreeland: The Eyes Has to Travel dei registi Frederic Tcheng e Jorgen Perlmutt, Fuori Concorso alla kermesse cinematografica veneziana 2011, pur entrando nel campo effimero della moda, tocca un personaggio trans-epocale: il colosso Diana Vreeland, inventrice del fashion editing. A vent’anni dalla sua morte, il mito della Vreeland è ancora pulsante, per il tributo tuttora vivo che la sua visionarietà diede ai fashion magazine. Profondamente innamorata dell’originalità e della diversità, scorgeva nelle persone qualità sconosciute ad esse stesse, le estraeva come si fa con i diamanti e le faceva risplendere, inventando per ognuna il suo proprio taglio a brillante. Diana dominò per mezzo secolo, a cominciare dai diktat proposti dalle riviste che diresse - Harper’s Bazaar e Vogue - fino a rivoluzionare il Constume Institute, allorché divenne consulente del Metropolitan Museum of Art di New York.

 

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