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Martedì, 20 Febbraio 2024

Photograph by Matteo Riccardo Di Nicola

 


Una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste ha scoperto che il proteo può anche raggiungere la superficie. Durante questo studio è stata anche avvistata per la prima volta al mondo una larva di tre mesi. La ricerca è pubblicata su Ecology.


È uno degli animali più curiosi del pianeta. La sua pelle è priva di pigmentazione, gli occhi sono quasi assenti, ha un corpo anguilliforme, può vivere fino a 100 anni e digiunare per otto. Ma il suo habitat non è unicamente sotto terra. Diffuso nelle grotte della Slovenia (comprese quelle famosissime di Postumia), ma anche nelle acque sotterranee italiane, in particolare nelle province di Trieste e Gorizia sino al fiume Isonzo, il proteo (Proteus anguinus) è da sempre considerato un anfibio esclusivamente sotterraneo. Ora però, una ricerca, iniziata a giugno 2020, coordinata dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e lo Spleovivarium di Trieste e pubblicata sulla rivista Ecology, ha scoperto che l’anfibio può raggiungere la superficie, anche durante il giorno.

Pubblicato in Paleontologia



Melatonin treatment does not affect the insulin resistance or the glucose tolerance of night shift workers, according to a new study from the University of Surrey and the University Medical Centre Hamburg. Melatonin treatment does, however, significantly improve the sleep quality of those working shifts.

In this study, scientists explored how oral melatonin affects insulin resistance and blood pressure in night shift workers, who face a higher risk of Type 2 diabetes. Insulin resistance is when cells struggle to absorb glucose from the blood. Previous research suggests melatonin could help these workers' glucose tolerance and heart health. This led scientists to investigate melatonin's broader effects on the body.

Professor Debra Skene, Professor of Neuroendocrinology at the University of Surrey, said:

"Night shift work is necessary for our emergency and health services and to keep our economy moving. However, working night shifts disrupt our circadian rhythms, which are driven by light/dark cycles and are associated with sleep disturbances, cardiometabolic diseases and increased risk of diabetes.

Pubblicato in Scienceonline

 

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