Stampa questa pagina

La sindrome POTS e il long COVID: come l’accelerazione del cuore cambia la vita

Sabrina Marotta 09 Ott 2025

 

Cos’è la sindrome da POTS?

La sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS) è un disturbo del ritmo cardiaco caratterizzato da un aumento anomalo della frequenza cardiaca al momento di passare dalla posizione sdraiata o seduta a quella eretta. Questo provoca sintomi debilitanti di intolleranza ortostatica: vertigini, palpitazioni, affaticamento cronico e difficoltà cognitive, spesso indicati come “brain fog”. I pazienti con POTS tendono a stancarsi facilmente e a evitare la posizione eretta.

La diagnosi si basa su un incremento della frequenza cardiaca di almeno 30 battiti al minuto entro 10 minuti dal cambio posturale, senza una concomitante ipotensione. Nei giovani (12-19 anni) l’incremento minimo è di 40 battiti. Questa sindrome colpisce soprattutto donne giovani, con un’età media di insorgenza intorno ai 20 anni ed è associata a una complessa disfunzione del sistema nervoso autonomo e cardiovascolare.

POTS: un disturbo multisistemico e complesso
Oltre alla tachicardia ortostatica, che può accompagnarsi a dispnea, dolore toracico e svenimenti, POTS si associa frequentemente a condizioni come sindrome di Ehlers-Danlos, fibromialgia, disturbi del sonno, cefalee croniche, e disturbi gastrointestinali. Sintomi extra-cardiaci comprendono secchezza delle mucose, alterazioni della sudorazione e crisi di ipoglicemia. Il disturbo può emergere dopo infezioni virali, interventi chirurgici o gravidanza, fattori che potrebbero anche giocare un ruolo nella sua frequente associazione con il long COVID.

POTS e long COVID: numeri e realtà recenti
Uno studio del Karolinska Institutet su 467 pazienti con long COVID ha mostrato che circa un terzo dei pazienti presenta POTS diagnosticata e il 27% ha sintomi compatibili ma senza diagnosi piena. Il 91% erano donne di mezza età in precedenza sane e attive. I pazienti POTS hanno manifestato frequenze cardiache più elevate durante esercizio e cammino, con una significativa riduzione della qualità di vita correlata[4].

Secondo Mikael Björnson, dottorando e primo autore,

“POTS è ora una delle condizioni più comuni associate al long COVID, un dato che offre chiavi fondamentali per la gestione e il trattamento dei pazienti.”[4]

Trattamento e prospettive per la qualità di vita
POTS può essere diagnosticata con test semplici ed economici diffusi in ogni livello sanitario. La terapia si basa su misure conservative come aumento dell'assunzione di sale e liquidi, uso di calze compressive, esercizio fisico graduale e terapia cognitivo-comportamentale. Farmaci come beta-bloccanti, piridostigmina, midodrina, fludrocortisone e ivabradina sono utilizzati per controllare la frequenza cardiaca e migliorare i sintomi.

Oltre il 50% dei pazienti con POTS indotta da infezione virale tende a migliorare entro cinque anni, e circa il 90% risponde positivamente alle terapie disponibili.


Il gruppo di Ricerca Karolinska sta proseguendo studi longitudinali per valutare l’evoluzione di POTS nel long COVID, inclusi pazienti ospedalizzati, con l’obiettivo di capire meglio i meccanismi e individuare strategie di recupero e prevenzione efficaci.

 

Note bibliografiche:

1- Karolinska Institutet. POTS common in patients with long COVID. Circulation: Arrhythmia and Electrophysiology. 2025 Oct 3.

2- Humanitas. Sindrome da tachicardia posturale ortostatica: diagnosi e trattamento. 2021 Aug.

3- Ainpf.com. POTS: sintomi, diagnosi, trattamento. 2025 Aug.

4- Wikipedia.it. Sindrome da tachicardia posturale ortostatica. 2019 Dec.

Vota questo articolo
(0 Voti)