L’analisi più approfondita della tipologia di fauna ittica ha poi consentito di delineare ulteriormente l’orizzonte temporale di questo passaggio, attraverso l’affermazione di una specie di pesce su un’altra. Nel loro insieme pesce gatto e tilapia costituivano la maggioranza tra i resti emersi; se però in una fase iniziale la tilapia è risultata la specie prevalente tra le due, i ricercatori hanno registrato nel periodo più recente, un’inversione di questa proporzione e il pesce gatto, che grazie al suo sistema respiratorio è grado di sopravvivere in acque poco ossigenate e a basso fondale, è diventato predominante: questa tendenza rappresenta un indizio prezioso nella ricostruzione del processo di progressivo inaridimento della regione e della sua successiva desertificazione.
Tra 10 e 5mila anni fa, infatti, il Sahara non era un deserto come oggi, ma una regione caratterizzata da un paesaggio variegato, che alternava dune sabbiose costellate di piccoli laghi, a fiumi che scorrevano dalle montagne verso ampie pianure coperte da savana. Ed era densamente abitato, sia da animali selvatici, sia da comunità umane, prima di cacciatori-raccoglitori, poi di pastori.
“La presenza di specie tipiche dell’Africa orientale ha permesso di ricostruire la progressiva migrazione di pesci dal Nilo al centro del Sahara, avvenuta quando l’ambiente era più umido e offriva delle vie d’acqua tra loro connesse - spiega Savino di Lernia - e questo rende possibile ricostruire l’antico reticolo idrografico della regione Sahariana e la sua interconnessione con il Nilo, fornendo informazioni cruciali sui drammatici cambiamenti climatici che hanno portato alla formazione del più grande deserto caldo del mondo”.
Il riparo di Takarkori
Questa complessa storia è conservata nel deposito archeologico del riparo di Takarkori, nella Libia sudoccidentale indagato dal team della Sapienza guidato dall’archeologo Savino di Lernia: una località privilegiata per comprendere la complessa interazione tra le comunità archeologiche sahariane e l’ambiente in cui vivevano, in cui è stata attestata la prima evidenza di coltivazione di cereali selvatici e di uso di latte animale per attività casearie.
Riferimenti:
Aquatic fauna from the Takarkori rock shelter reveals the Holocene central Saharan climate and palaeohydrography - Wim Van Neer, Francesca Alhaique, Wim Wouters, Katrien Dierickx, Monica Gala, Quentin Goffette, Guido S. Mariani, Andrea Zerboni, Savino di Lernia – PLoS ONE Published: February 19, 2020 https://doi.org/10.1371/journal.pone.0228588