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Il gruppo di ricerca dell'Università di Tor Vergata, guidato dalla Dr.ssa Francesca Gioia Klinger e coordinato dal Prof. Massimo De Felici ha scoperto una nuova funzione dell’ormone luteinizzante, LH, nella donna che potrebbe essere utilizzata per la preservazione della fertilità delle donne che si sottopongono a chemioterapia e prolungare la funzionalità dell’ovaio che termina con la menopausa. Fino ad oggi si pensava che le funzioni dell’LH, secreto dall’ipofisi, fossero nella donna in età fertile, l’induzione dell’ovulazione e il mantenimento del corpo luteo, necessario per le prime fasi di sviluppo dell’embrione. La ricerca in oggetto ha dimostrato che l’LH è in grado di difendere i follicoli primordiali (che contengono gli ovociti destinati ad essere ovulati e fecondati dopo un lungo processo di maturazione), dagli effetti deleteri di un noto chemioterapico, il cisplatino, utilizzato nelle terapie di diversi tipi di tumori, compresi quelli che più frequentemente colpiscono le donne, come il tumore della mammella. Di fatto, i ricercatori hanno trovato che mentre il trattamento con cisplatino distruggeva i follicoli primordiali e rendeva sterili topoline in età prepubere, quando il chemioterapico veniva somministrato insieme all’LH, la maggior parte dei follicoli primordiali non degenerava e le topoline raggiunta l’età adulta risultavano fertili. Il gruppo ha anche dimostrato che la causa della degenerazione dei follicoli è con ogni probabilità attribuibile ai danni che il cisplatino apporta al DNA dell’ovocita contenuto nei follicoli; l’LH stimolerebbe i meccanismi di riparo del DNA e allo stesso tempo bloccherebbe le vie di morte per apoptosi che il cisplatino attiva negli ovociti. Attraverso quali meccanismi l’LH svolga questa importante nuova funzione e se essa avvenga anche in ovaie umane, è quello che i ricercatori stanno attualmente investigando. Queste scoperte potrebbero portare allo sviluppo di una strategia di protezione della funzionalità ovarica più fisiologica per le giovani pazienti malate di cancro.

Pubblicato in Medicina

 

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