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Mercoledì, 28 Marzo 2018

Uno studio a cui ha partecipato anche l’Università di Pisa rivela che curando una patologia, anche l’altra migliora

Esiste una connessione stretta tra la parodontite e il diabete e a rivelarlo è uno studio internazionale a cui hanno partecipato anche i professori Filippo Graziani e Anna Solini del dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica dell’Università di Pisa: curando l’una si migliora l'altra e, viceversa, se si trascura una delle due, l’altra si aggrava. Inoltre, chi si ammala di parodontite ha un rischio diabete di almeno il 20% più alto rispetto a chi ha le gengive sane, a parità di altri fattori di rischio per il diabete. Infine, un soggetto diabetico che ha anche la parodontite presenta delle complicazioni diabetologiche più gravi rispetto a chi ha solo il diabete. 
Questo studio ha costituito la base per un documento congiunto pubblicato sia sul “Diabetes Research and Clinical Practice”, sia sul “Journal of Clinical Periodontology” promosso dai parodontologi della Federazione Europea di Parodontologia e i diabetologi della Federazione Internazionale Diabete.

Pubblicato in Medicina

 

 

“The demonstrated effect in normal-weight women in relation to risk for obesity-related cancers is novel and contrary to our hypothesis,” remarked Dr. Thomson. “This finding suggests that weight management alone may not protect against obesity-related cancers if women favor a diet pattern indicative of high energy density. Higher DED in normal-weight women may promote metabolic dysregulation independent of body weight, an exposure known to increase cancer risk.

Obesity is associated with increased risk of developing and dying from the following cancers: breast (in postmenopausal women), ovarian, liver, gallbladder, kidney (renal cell), colon, pancreatic, gastric, esophageal (adenocarcinoma), endometrial, thyroid, multiple myeloma, and meningioma. Obesity is also associated with progression (but not incidence) of prostate cancer. Dietary and lifestyle changes guided by registered dietitian nutritionists and other professionals can help reduce the incidence and progression of obesity-related cancers and support the recovery of cancer survivors

About one third of cancer cases are estimated to be linked toers. In this special theme issue of the Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, food and nutrition practitioners and other health professionals take an in-depth look at the relationship between nutrition, obesity, and cancer prevention, treatment, and survival and identify research gaps for future prevention research efforts.

The United States has a high burden of cancer. The American Cancer Society estimates there will be more than 1.7 million new cases diagnosed in 2018 and around 610,000 cancer deaths. Studies strongly suggest that diet is associated with cancer and that obesity increases the risk of many types of cancer as well as several chronic diseases, including type 2 diabetes, cardiovascular disease, hypertension, and chronic inflammation.

Key issue highlights:

Obesity prevalence in the US has tripled over the last 50 years. In 2016, a report by the International Agency for Research on Cancer highlighted that excess body fatness increases the risk for 13 types of cancer. Lead investigator Stephen D. Hursting, PhD, MPH, professor, Department of Nutrition, University of North Carolina at Chapel Hill, and colleagues review the multiple mechanisms underlying the obesity-cancer link. Their  detailed review also assesses the dietary interventions that are being implemented in preclinical and clinical trials.

Pubblicato in Scienceonline

Il metodo innovativo, messo a punto da un team di ricercatori dell’Ifac-Cnr, permette di rilevare piccole tracce di precursori di malattie tumorali e neurodegenerative in singole gocce di fluido biologico, aprendo la strada a diagnosi precoci, non invasive e poco costose. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports del gruppo Nature

 

Grazie a un metodo innovativo, rapido e che non richiede l’uso di attrezzature complesse è possibile individuare piccolissime tracce di molecole precursori di malattie in singole gocce di campione. A metterlo a punto, un team di ricercatori dell’Istituto di fisica applicata ‘Nello Carrara’ del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifac-Cnr). Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

“La metodologia si basa sulla misura effettuata al bordo di una goccia di fluido biologico, mentre evapora intorno ai 5°C. A questa temperatura, poco superiore alla soglia di congelamento, le molecole contenute nella goccia si accumulano in modo organizzato ai suoi bordi senza perdere le loro proprietà biologiche e funzionali”, spiega Paolo Matteini dell’Ifac-Cnr, coordinatore della ricerca e del team. “Questi accumuli temporanei di molecole diventano ultradensi, rendendo così possibile evidenziarli con sistemi spettroscopici usati comunemente nelle analisi di laboratorio. Gli aspetti interessanti e innovativi del metodo riguardano la possibilità di rilevare e studiare in modo rapido e senza nessuna particolare preparazione, in campioni di pochi microlitri di liquido biologico, alcune specie molecolari presenti in tracce nei fluidi corporei, come i precursori di malattie tumorali o di patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer e il Parkinson”.

Gli esperimenti condotti finora hanno dimostrato la validità di questo approccio. “Questo metodo consentirà di sviluppare test a basso costo per la diagnosi precoce, affiancando gli esami clinici attualmente impiegati, più invasivi per il paziente e onerosi per il sistema sanitario nazionale”, conclude Roberto Pini, direttore dell’Ifac-Cnr.

 

 

Pubblicato in Medicina

L’applicazione, che sfrutta il brevetto Sapienza GonioProbe, ha ottenuto il riconoscimento dell’Italian Patent Competition, il concorso che premia i migliori progetti nel campo Life Science e Digital

Ottimizzare la metodica e ridurre i tempi della diagnosi è l’obiettivo della ricerca biomedica che fa ricorso sempre più spesso a strumenti e conoscenze mutuate dalle nuove tecnologie digitali, proponendo sul mercato prodotti dalle caratteristiche uniche e innovative. È quello che ha fatto la NG Detectors. La startup ha concentrato la propria attività nella industrializzazione di GonioProbe, una applicazione di nuova generazione per la chirurgia radio guidata, che sfrutta l’idea della “Sonda scintigrafica goniometrica”, brevettata dalla Sapienza e ideata da Roberto Pani, professore ordinario di Fisica medica e direttore scientifico della startup. Si tratta di un dispositivo di rilevazione per impiego chirurgico in grado di identificare rapidamente e con assoluta precisione i “linfonodi sentinella” nella stadiazione del carcinoma mammario.  

Pubblicato in Medicina

 

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