Greenpeace: la carne venduta in Europa è legata alla distruzione del Pantanal

 


Arriva anche in Italia carne brasiliana proveniente da aziende legate, direttamente e indirettamente, all’accaparramento delle terre e agli incendi in Pantanal – la zona umida più grande del mondo – che l’anno scorso si è ridotta di circa il 30 per cento proprio a causa degli incendi.

Nella recente indagine “Foreste al macello III – Il caso Pantanal”, Greenpeace International ha identificato quindici aziende agricole che sono fornitori attuali o recenti (2018 – 2019) delle principali aziende brasiliane di lavorazione delle carne JBS, Marfrig e Minerva, e che sono legate ai devastanti incendi dello scorso ottobre nel Pantanal. Sviluppatisi all’interno dei confini delle aziende, hanno consumato più di 73 mila ettari e potrebbero aver contribuito anche a incendi che si sono estesi ben oltre i loro confini.

La carne del Pantanal è stata venduta in tutto il mondo, Italia inclusa: tra il 1 gennaio 2019 e il 31 ottobre 2020, il nostro Paese ha importato dal Brasile oltre 17 mila tonnellate di carne e derivati destinate a grossisti che riforniscono la ristorazione e la grande distribuzione, affermandosi come il principale importatore dell’Ue e il sesto a livello mondiale.

“In Sudamerica gli incendi continuano a spianare la strada per l’espansione della produzione industriale di carne, distruggendo biomi come l’Amazzonia e il Pantanal, fondamentali per affrontare la crisi climatica in corso” afferma Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “La Commissione europea sta finalmente lavorando ad una nuova normativa per affrontare l’impatto dei consumi sulle foreste del mondo ma, al momento, importanti ecosistemi come le zone umide, le praterie e le torbiere resterebbero escluse e quindi esposte allo sfruttamento. Chiediamo all’Ue di fare in modo che la filiera dei prodotti venduti in Europa sia libera non solo dalla distruzione delle foreste, ma anche dalle violazioni dei diritti umani. Chiediamo ai governi europei di rifiutare l’accordo commerciale UE-Mercosur, che aumenterebbe il commercio di questo tipo di prodotti”.

La scarsa volontà politica e la mancanza di trasparenza e tracciabilità fanno della produzione industriale di carne uno dei principali motori globali della deforestazione, della perdita di biodiversità e dell’ingiustizia sociale. “I cittadini europei sono stanchi di essere complici inconsapevoli della distruzione di foreste e biomi fondamentali per il Pianeta, come il Pantanal. Oltre un milione di europei – tra cui più di 75 mila italiani – hanno partecipato lo scorso anno alla consultazione europea per chiedere una normativa comunitaria stringente che ponga fine alla circolazione sul mercato europeo di materie prime e prodotti la cui estrazione, raccolta o produzione ha o rischia di avere un impatto negativo su foreste, altri ecosistemi e diritti umani. E’ ora che la Commissione Ue e i governi ascoltino queste richieste e mettano subito in campo misure efficaci” conclude Borghi.

Sintesi dell’indagine (in italiano) QUI 

 

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