“In Sudamerica gli incendi continuano a spianare la strada per l’espansione della produzione industriale di carne, distruggendo biomi come l’Amazzonia e il Pantanal, fondamentali per affrontare la crisi climatica in corso” afferma Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “La Commissione europea sta finalmente lavorando ad una nuova normativa per affrontare l’impatto dei consumi sulle foreste del mondo ma, al momento, importanti ecosistemi come le zone umide, le praterie e le torbiere resterebbero escluse e quindi esposte allo sfruttamento. Chiediamo all’Ue di fare in modo che la filiera dei prodotti venduti in Europa sia libera non solo dalla distruzione delle foreste, ma anche dalle violazioni dei diritti umani. Chiediamo ai governi europei di rifiutare l’accordo commerciale UE-Mercosur, che aumenterebbe il commercio di questo tipo di prodotti”.
La scarsa volontà politica e la mancanza di trasparenza e tracciabilità fanno della produzione industriale di carne uno dei principali motori globali della deforestazione, della perdita di biodiversità e dell’ingiustizia sociale. “I cittadini europei sono stanchi di essere complici inconsapevoli della distruzione di foreste e biomi fondamentali per il Pianeta, come il Pantanal. Oltre un milione di europei – tra cui più di 75 mila italiani – hanno partecipato lo scorso anno alla consultazione europea per chiedere una normativa comunitaria stringente che ponga fine alla circolazione sul mercato europeo di materie prime e prodotti la cui estrazione, raccolta o produzione ha o rischia di avere un impatto negativo su foreste, altri ecosistemi e diritti umani. E’ ora che la Commissione Ue e i governi ascoltino queste richieste e mettano subito in campo misure efficaci” conclude Borghi.
Sintesi dell’indagine (in italiano) QUI