La MOSTRA: “Dada e Surrealismo riscoperti”

Il Complesso del Vittoriano di Roma ospita dal giorno 9 ottobre al 7 febbraio 2010 una interessantissima mostra che, fin dal titolo, dichiara l’ambizioso obiettivo della “riscoperta” di due movimenti che sono stati storicamente in un rapporto sia di continuità sia di rottura. Di continuità perchè entrambi vollero proporre, oltre ad una innovativa corrente aritistica  anche un approccio filosofico dell’esistenza. La visione etica della vita proposta dai due movimenti, però, ha presentato diversità così sostanziali da determinare un insanabile contrastoLa mostra è curata dallo storico dell’arte, saggista, poeta  e filosofo Prof. Arturo Schwarz. Presenta oltre 500 opere  provenienti dai più impotanti musei del mondo e da prestigiose collezioni private.

Olii, sculture, readymade, assemblaggi, collage e disegni automatici   consentono di ripercorrere, anche cronologicamente la storia di queste due movimenti rivoluzionari che hanno esercitato grande influenza sull’arte della prima metà del novecento.


Come  illustrato  dal  Prof. Schwarz nella introduzione elaborata per questo evento “... la mostra ha il grande pregio di offrire una panoramica -probabilmente unica per la completezza e la qualità delle opere esposte- dei due soli movimenti artistici delle avanguardie storiche che, oggi più che mai, hanno conservato la loro attualità e la loro carica eversiva.”Nel rispetto del rigore filologico e storico imposto dal curatore, la mostra non si limita a presentare i protagonisti più conosciuti, ma lascia spazio anche ad artisti che, forse con meno notorietà, hanno contribuito a dare sostanza e contenuto all’etica e all’estetica dei movimenti. Il percorso espositivo è stato articolato in successivi settori che consentono di seguirne le principali tappe evolutive. Viene innanzi tutto dato riconoscimento ai precursori del rinnovamento con una sezione che presenta alcune opere di grandi artisti del passato che hanno creato le premesse per l’evoluzione del linguaggio espressivo.

René Magritte
Le Château des Pyrenées (Il castello sui Pirenei), 1959
Olio su tela, 200 x 145 cm
The Israel Museum, dono di Harry Torczyner, New York, agli American Friends of the
Israel Museum, Gerusalemme

 

Le prime sale sono dedicate alle opere dei protagonisti del movimento Dada tra i quali quelli che hanno partecipato alla prima collettiva dadaista inaugurata a Berlino il 5 giugno 1920. Seguono quindi le opere degli artisti che presero parte, nel novembre 1925 a Parigi, alla prima mostra collettiva surrealista. Tra questi Jean Arp, Giorgio De Chirico, Robert Desnos,  George Malkine, Man Ray, Jean Miro’, Pablo Picasso e Pierre Roy. Seguono poi le opere esposte nelle tre mostre collettive del dopoguerra curate da André Breton e Marcel Duchamp che sono state presentate a Parigi nel giugno 1947,  nel dicembre 1959 e nel novembre 1960. Le ultime sale sono dedicate alla mostra collettiva surrealista aperta a Parigi nel dicembre del 1965, sempre  a cura di André Breton, poco prima della morte di questo grande poeta e teorico del surrealismo.

Joan Miró
Donna avvolta dal volo di un uccello, 1941
Gouache e pittura su carta, 46 x 38 cm
Parigi, Collezione privata, Courtesy of Gallery 1900-2000

 

Marcel Duchamp
Fontana, 1917; replica 1964
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

 

La mostra invita ad osservare senza pregiudizi, a riflettere e ad approfondire i tanti “perche” che nascono in modo naturale dall’articolato percorso espositivo. Non possono essere dimenticate le parole di uno dei fondatori del movimento Dada, Tristan Tzara che nel Manifesto Dada del 1918 grida a gran voce: “l’opera d’arte non deve essere la bellezza in se stessa perchè la bellezza è morta”. Emerge fin nell’azione fondante il movimento, il provocatorio desiderio di travolgere le convenzioni intorno all’arte per dare vita ad una nuova arte coincidente con la vita stessa. La provocazione, l’andare contro “le regole”, lo scandalo sono lo strumento preferito per esprimersi. 
Dadaismo e Surrealismo, come dice il Prof. Schwarz,  non suggeriscono “una nuova ricetta culinaria – limitandosi alla ricerca di una nuova tavolozza pittorica..”.ma propongono “una nuova filosofia della vita che contestava, tra l’altro, anche il senso della sperimentazione formale dell’artista, ingabbiato in un ruolo elitario della sua specializzazione....”.

Pierre Roy
La Fisica divertente, 1929
Olio su tela, 92,5 x 65,5 cm
Collezione privata

 

André Breton
Cadavre exquis (Cadavere squisito), 1935
Matite colorate su carta, 24 x 32 cm
Centre Pompidou, Parigi,
Musée national d’art moderne/Centre de création industrielle, acquisto 1980,
Parigi

Yves Tanguy
Due volte nero, 1941
Olio su tela, 53,5 x 74 cm
Collezione privata

Si percepisce, nell’osservare i capolavori presentati in questa stimolante mostra che le opere esposte sono espressione leale e schietta di artisti che si rifiutarono di recitare un solo ruolo, di appartenere ad una determinata categoria professionale, artisti  che, attraverso “lo sregolamento di tutti i sensi” esprimevano una visione trascendente della realtà. Accomunati dalla prioritaria esigenza di essere fedeli a se stessi hanno posto in secondo ordine le esigenze estetiche. Come conferma André Breton “ quello che qualifica l’opera surrealista è, prima di tutto, lo spirito con il quale è stata concepita..... il valore che gli diamo può essere in funzione o del sentimento di vita organica che libera o del segreto della nuova simbologia che porta in se”.

Victor Brauner
Sonnambula, 1940
Olio su tela, 54 x 65 cm
Collezione privata

 

La mostra fornisce tutti i presupposti perchè il visitatore viva la propria entusiasmante esperienza.

 

Paolo Sieni

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2012 14:18
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