Un parallelismo che, riproposto con assiduità, rischia di generare confusione e qualche spiacevole effetto.
Naturalmente, tale affermazione, che suonerebbe come una esagerazione in molti Paesi del mondo, in Italia sembra meno assurda.
In un Paese come il nostro, in cui il mezzo televisivo è il primo strumento d'informazione, mezzo che risulta avere un forte impatto sul cittadino-telespettatore ed in cui un convinto spirito di unità nazionale sembra esprimersi solo in occasione di manifestazioni sportive internazionali, calcistiche in particolare, dei messaggi indirizzati in modo volutamente quanto meno ambiguo possono determinare effetti non trascurabili di differente natura.
Da una parte il rischio è quello di stimolare e suscitare uno spirito ostile nei confronti di un grande Paese, la Germania, co-fondatore, insieme all'Italia, del sistema comunitario. Un Paese che, uscito letteralmente a pezzi dal secondo conflitto, certo si dirà non senza responsabilità, ha saputo dare uno straordinario esempio di rinascita. Un risveglio sia dal punto di vista politico-istituzionale, sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista economico ed infine dal punto di vista culturale.
Un Paese che non manca di problemi e di contraddizioni ma certamente rappresenta un esempio importante nella gestione, da parte della propria classe dirigente, della cosa pubblica.
Il secondo effetto, ben più grave e relativo esclusivamente all'Italia, generato da una non ponderata ed equilibrata informazione è quello di rappresentare la vittoria ottenuta sul campo di calcio nei confronti della nazionale tedesca in maniera, anche se parziale, compensativa rispetto alla difficile situazione finanziaria ed ai conseguenti sacrifici cui il nostro Paese deve fare fronte. Ciò è fuorviante e rischia di far diminuire l'attenzione su quelli che sono i reali problemi dell'Italia e di conseguenza sui responsabili dei problemi stessi.
Se la nostra condizione culturale, economica e politica appare tanto in ritardo rispetto ad altri partner europei, anche e soprattutto in considerazione di quelle che sono le potenzialità del nostro territorio e che la società civile italiana è in grado di esprimere, le responsabilità vanno, in gran parte, certamente ricercate in una classe dirigente che non si dimostra, ormai da troppo tempo, all'altezza degli impegni assunti dal nostro Paese. Una classe dirigente che rappresenta non uno stimolo ma un freno allo sviluppo del Paese e che dunque necessita di un rinnovamento e soprattutto, nella condizione attuale, di un costante controllo da parte dei cittadini. Un controllo che può essere compiuto solo grazie ad un sistema di informazione libero, vigile e chiarificante.
Insomma, certamente i tedeschi dovranno ripassare il manuale del calcio, facendo molta attenzione a non schierare una difesa tanto alta contro attaccanti veloci come il nostro Mario Balotelli ma in Italia dovremmo cercare di rivedere le nostre modalità di reclutamento e controllo della classe dirigente!
Fabrizio Giangrande
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