In effetti tale reliquia esiste, e da allora è diventata oggetto di analisi e studi al fine di accertarne la vera identità, ma ancora oggi, a più di 200 anni da quell’evento funesto, il dramma secolare di quel cranio non si è ancora sciolto. Infatti, nessuno sa con certezza se quel cranio esposto sotto vetro nella biblioteca della fondazione Mozarteum di Salisburgo sia davvero appartenuto al genio immortale di Wolfgang Amadeus Mozart, perché le tante analisi svolte da ben due team di scienziati incaricati di eseguire gli esami opportuni del DNA - studiosi dell’Università di Innsbruck e scienziati americani del Maryland – non hanno svelato il mistero, che quindi continua nel tempo.
Al centro degli esami sono stati due denti prelevati dal teschio in oggetto, il cui DNA è stato messo a confronto con quello di alcuni resti umani tratti dalla tomba della famiglia Mozart nel cimitero di San Sebastiano a Salisburgo, dove è sepolto Leopold Mozart, il padre di Wolfgang. Oltre alle spoglie di Leopold – il cui DNA non ha dato risultati accreditabili nei confronti della presunta reliquia di Wolfgang - sono state prese in esame i resti di una sua nipote, Jeanette Berchthold zu Sonnenburg, morta nel 1805 a soli 17 anni, e quelli di Euphrosina Pertl, nonna materna di Wolfgang, ma, sfortunatamente, queste persone non erano imparentate fra loro, mentre solo una di loro aveva familiarità, se pure non diretta, con quel cranio, che quindi rimane ancora senza nome.
Ed ecco che l’idea di poter dimostrare l’autenticità di quel cranio tramite un confronto incrociato con le spoglie dei familiari di Mozart non ha dato alcun risultato.
Recentemente, però, un giornale di Innsbruck, riferendosi a fonti non meglio precisate, ha affermato che il teschio era falso. Il motivo di tale asserzione sta nel fatto che la fossa dove esso sarebbe stato prelevato non era quella dove fu gettato il corpo di Mozart, che sarebbe stato invece tumulato in tutt’altro luogo dopo un funerale di terza classe.
Ma le ricerche non si sono fermate, e un antropologo austriaco di nome Gottfried Tichy, ha recentemente studiato la reliquia per tentare di stabilire la verità una volta per tutte (e così smentire o confermare l’affermazione del giornale), ma il risultato non è mutato: il teschio, ingiallito dal tempo e incrostato di frammenti vegetali, appartiene ad un uomo di razza caucasica della stessa età e corporatura di Mozart, e ad avvalorare tale tesi si è aggiunto lo studioso Peter Davies, il quale, dopo un’analisi dettagliata, ha pubblicato una monografia dal titolo “Mozart in person. His character and health” dove precisa ogni punto del suo studio.
Tutto sembrerebbe chiaro, allora, ma la parola fine ancora non è stata scritta, e noi attendiamo notizie.
Marina Pinto