Covid-19, da settembre raddoppiati casi Mis-C tra bambini italiani

Omceo 10 Feb 2021

 

"In questa seconda ondata epidemica i casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica (MIS-C) nei bambini sono raddoppiati. Se da febbraio a maggio ne avevamo registrati 53, da settembre ad oggi ne contiamo gia' 100". A dirlo e' Andrea Taddio, consigliere del Gruppo di studio Reumatologia della Societa' italiana di pediatria (Sip) e professore associato di Pediatria all'Universita' di Trieste, tra i promotori di un lavoro multicentrico teso ad indagare la correlazione tra la cosiddetta MIS-C e il SARS-CoV-2. "Il numero di bambini colpiti da forme multi-infiammatorie e' sicuramente maggiore rispetto al primo lockdown ma non c'e' allarme- ci tiene a precisare Taddio- le MIS-C seguono l'incidenza del Covid-19 nella popolazione di riferimento, dunque oggi i casi sono di piu' perche' il virus circola maggiormente". Nel complesso comunque "l'incidenza resta bassa- dice il pediatra, specificando che- al momento in Italia non abbiamo notizie di decessi. Ci sono stati bambini molto gravi che hanno necessitato di cure intensive anche per tempi lunghi, pero' tutti i casi si sono risolti".

Di certo i numeri italiani non sono quelli che si registrano in Gran Bretagna, dove si stima che fino a 100 bambini a settimana vengano ricoverati in ospedale con la sindrome infiammatoria multisistemica post-Covid, a dispetto dei 30 casi a settimana che si registravano lo scorso aprile. Ma anche qui non si parla di allarme, perche' gli specialisti ritengono che la frequenza della malattia non sia aumentata rispetto ai casi che si registrano nella comunita'.

Un dato in comune tra i due paesi, pero', c'e': "Nel Regno Unito sembra che la MIS-C sia favorita in alcune etnie, come per esempio gli afroamericani o i caraibici- dice Taddio- un aspetto che in qualche modo e' confermato anche nel nostro studio, in cui abbiamo visto che il 10% dei bambini colpiti dalla sindrome multi-infiammatoria sistemica ha origini non caucasiche. Un dato che indirettamente potrebbe confermare una sorta di generica predisposizione genetica in alcune aree del mondo".

Ma che ruolo ha la cosiddetta variante inglese in questa seconda ondata? "Non abbiamo evidenza che nelle zone in cui ci sono delle varianti queste MIS-C si presentino con maggior frequenza- precisa Taddio- quindi verosimilmente le varianti non hanno un ruolo nello stimolare la risposta iper-infiammatoria. E non abbiamo evidenza che il virus, indipendentemente dalla MIS-C, colpisca di piu' i bambini rispetto a prima". A riprova di questo Taddio spiega che le caratteristiche della sindrome multi-infiammatoria sistemica osservata in questa seconda ondata "sono piu' o meno analoghe a quelle osservate nella prima ondata". Nello specifico i bambini affetti da MIS-C "hanno un'eta' media piu' alta (intorno ai 7 anni) rispetto alle kawasaki classiche e si presentano in pronto soccorso con febbri, sintomi gastrointestinali (mal di pancia, nausea, vomito, diarrea), indici di flogosi piu' elevati (PCR) e spesso c'e' un caratteristico interessamento cardiaco. È pero' piu' miocardico o valvolare che coronarico e quest'ultimo e' la caratteristica tipica delle kawasaki classiche", conclude Taddio.

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