Gli obiettivi sono l'identificazione dei biomarcatori di patogenicità, lo studio dei danni neuronali a breve e lungo termine, e la caratterizzazione delle risposte innate e adattive dell'ospite contro il ceppo virale SARS-CoV-2 e le sue varianti più rappresentative.
Durante la pandemia da Covid-19 la presentazione clinica della malattia è passata da una forma di polmonite grave a una infezione multi-organo meglio tollerata, un cambiamento che potrebbe essere attribuibile a vari fattori – tra cui una maggiore conoscenza della malattia e il successo delle vaccinazioni – ma che lascia spazio anche all’ipotesi che possa aver giocato un ruolo l'adattamento del virus, che ha provato a eludere l'immunità vaccinale migliorando la trasmissibilità a scapito della virulenza.
Lo studio sarà condotto su un modello animale murino e permetterà di confrontare diversi fattori virali e dell'ospite per definire la patogenicità delle diverse varianti, senza interferenze, gettando così le basi per lo sviluppo di approcci terapeutici e preventivi mirati alle più recenti varianti di SARS-CoV-2.
In particolare il gruppo della Sapienza di Roma – di cui fanno parte, oltre a Guido Antonelli, Carolina Scagnolari e Matteo Fracella, entrambi afferenti al Dipartimento di Medicina molecolare – si occuperà di caratterizzare la risposta immune innata all’infezione sostenuta dalle diverse varianti di SARS-CoV-2, con particolare riferimento al ruolo svolto dal sistema interferon nella storia naturale dell’infezione.