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Mercoledì, 15 Marzo 2023 13:10

Le microscopiche regole del cuore

 

Un nuovo studio coordinato dal Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza e dall’Università di Chicago rivela un nuovo meccanismo di apertura di alcuni canali ionici che regolano la contrazione cardiaca. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, è stato realizzato nell’ambito del progetto ERC HyGate

Gli organi vitali come i muscoli, il cuore e il cervello per funzionare hanno bisogno di proteine, i canali ionici, che regolano il passaggio di ioni come potassio o sodio attraverso la membrana delle cellule grazie a un meccanismo controllato di apertura e chiusura definito “gating”. 

Pubblicato in Medicina


La ricerca è stata condotta da medici del Centro di Medicina del sonno dell’ospedale Molinette della Città della Salute e ricercatori dell'Università di Torino.

 

È stata appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Acta Neuropathologica Communications” (https://doi.org/10.1186/s40478-022-01498-2) la scoperta che per la prima volta dimostra direttamente il legame tra sonno e malattia di Alzheimer. Il lavoro, frutto della collaborazione tra il Centro di Medicina del sonno dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Alessandro Cicolin) ed il Neuroscience Institute of Cavalieri Ottolenghi (NICO) (professoressa Michela Guglielmotto) entrambi afferenti al Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino, ha esaminato l’effetto di un sonno disturbato in topi geneticamente predisposti alla deposizione di beta-amiloide.

Pubblicato in Medicina


La ricerca, coordinata dall’Università̀ degli Studi di Milano ha rivelato che i cani, opportunamente addestrati, sono in grado di identificare attraverso l’olfatto la presenza dell’infezione da Sars-Cov2, sia in laboratorio che annusando direttamente le persone. La pubblicazione su Scientific Reports.


I cani domestici possono essere addestrati per rilevare la presenza dell’infezione da Sars-Cov-2 in modo affidabile, sia su campioni biologici e in un ambiente controllato, come il laboratorio, che sul campo, annusando direttamente le persone.
Lo studio è stato coordinato da Mariangela Albertini, docente di Fisiologia Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali della Statale di Milano, assieme alle scienziate Federica Pirrone e Patrizia Piotti, rispettivamente docente e ricercatrice presso lo stesso Dipartimento, e si è avvalso della collaborazione dei tecnici cinofili di Medical Detection Dogs Italy (MDDI). È stato appena pubblicato su Scientific Reports.
“Molti studi scientifici ed esperienze in diverse nazioni hanno dimostrato che il cane addestrato, che non appartiene a una specifica razza, ma che dimostra una buona attitudine a collaborare con il proprietario, è in grado di rilevare la presenza di patologie perché queste lasciano nell’organismo una firma odorosa costituita da molecole dette “composti organici volatili (VOCs)”, afferma la professoressa Albertini.

Pubblicato in Medicina


Le ricercatrici e i ricercatori Sapienza e IIT svelano un meccanismo fondamentale per l’attivazione della microglia, un gruppo di cellule del sistema nervoso ancora poco compreso. Queste scoperte gettano le basi per possibili nuovi trattamenti contro il dolore neuropatico, spesso riscontrato in seguito alla chemioterapia
Un team di ricercatori e ricercatrici guidato da Silvia Di Angelantonio del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia V. Erspamer e del laboratorio Nanotechnologies for neurosciences, coordinato da Giancarlo Ruocco dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con la Columbia University, ha pubblicato un articolo sulla rivista Cell Reports dove ha messo in luce un nuovo meccanismo di attivazione della microglia, una tipologia di cellule che costituisce la prima linea di difesa nel cervello. Questa scoperta potrebbe costituire la base di nuovi approcci da impiegare contro il dolore neuropatico, spesso riscontrato in seguito ai trattamenti chemioterapici, in cui la microglia è coinvolta.

Pubblicato in Medicina


Per la ricorrenza dell’8 marzo tanti appuntamenti dedicati alla tematica femminile, nei musei civici e sul territorio, anche con traduzione in Lingua dei segni italiana - LIS

Mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, tante le iniziative dedicate alla valorizzazione del talento femminile nell’arte e nella cultura e alle protagoniste della vita culturale e sociale della città lungo le vie, nei musei e nei siti archeologici. L’iniziativa è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nell’ambito del programma educativo “Patrimonio in Comune. Conoscere è partecipare”. Organizzazione e servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura. Fra le molte iniziative previste, la visita al Museo della Repubblica Romana mette in scena le figure femminili che svolsero un ruolo di primo piano nella difesa di Roma nel 1849. Ai Musei Capitolini sono di scena figure di donne, sante, eroine e dee, dai capolavori della Pinacoteca Capitolina.

Pubblicato in Eventi


Lo studio dell’Università di Pisa e della Fondazione Edmund Mach di Trento pubblicato sulla rivista Global Change Biology.


Per effetto del cambiamento climatico la distribuzione di Echinococcus multilocularis, un parassita di canidi e piccoli mammiferi, e dannoso per la salute umana, è in espansione. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dal professor Alessandro Massolo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di Trento.

“Il cambiamento globale in corso sta influenzando drammaticamente la diffusione e l’emergere di molte malattie infettive, sia nelle popolazioni umane, sia in quelle animali – spiega il professor Massolo – si stima infatti che oltre il 60% delle malattie infettive umane conosciute e circa il 75% di quelle emergenti siano causate da agenti patogeni di origine animale; comprendere dunque l'impatto del cambiamento globale sulla distribuzione e la prevalenza dei parassiti è una questione cruciale per la salute pubblica”.

Pubblicato in Ambiente


Le analisi biomolecolari delle ossa di 11 individui preistorici rinvenuti presso l’antico cimitero spagnolo El Collado, dimostrano, contrariamente a quanto si pensava, che nel Mediterraneo mesolitico veniva consumato pesce in grandi quantità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato coordinato da un gruppo internazionale di ricercatori, a cui ha preso parte la Sapienza
Rispetto all’Atlantico e al Baltico, il Mare nostrum non era la fonte primaria di sostentamento per la popolazione del Mesolitico, secondo gli studi finora condotti sulla paleodieta degli antichi abitanti.

Una nuova ricerca internazionale, condotta da Maria Fontanals-Coll e Oliver E. Craig del Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, in collaborazione, tra gli altri, con il Dipartimento di Biologia ambientale della Sapienza, dimostra invece che gli individui che vivevano sulla costa del Mediterraneo potrebbero aver fatto affidamento sulle risorse acquatiche già 9.500 anni fa, durante il Mesolitico. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Proceeedings of the Royal Society B, è stato finanziato dal progetto europeo Marie Skłodowska-Curie NEOMEDIS e dai fondi ERC ANCESTORS di cui è rappresentante Mary Anne Tafuri della Sapienza.

Pubblicato in Paleontologia


L’Università degli Studi di Milano ha esplorato in che modo il metabolismo del ferro si adatta ad una situazione cronica di elevatissima produzione di globuli rossi come quella che caratterizza i residenti di La Rinconada, la città più alta del mondo, situata in Perù a 5.100 metri di quota. La pubblicazione su Hemasphere.


L’organismo umano si adatta alle condizioni di ipossia indotta dall’alta quota sintetizzando grandi quantità di emoglobina, necessaria al trasporto di ossigeno. Per produrre emoglobina, i globuli rossi utilizzano grandi quantità di ferro; la disponibilità di ferro è particolarmente cruciale quando la sintesi dei globuli rossi è elevatissima (eritrocitosi), come avviene ad altitudini elevate. Stefania Recalcati, Elena Gammella, Margherita Correnti e Gaetano Cairo (Laboratorio Metabolismo del Ferro presso il Dipartimento Scienze Biomediche per la Salute della Statale di Milano) hanno indagato il legame fra metabolismo del ferro e formazione dei globuli rossi (eritropoiesi) analizzando soggetti residenti in tre zone del Perù: a livello del mare, ad alta quota (Puno, 3.800 metri) e a La Rinconada (5.100 metri, la città più alta del mondo). Lo studio, frutto di una vasta collaborazione internazionale, soprattutto con ricercatori francesi dell’Università di Grenoble, è stato recentemente pubblicato su Hemasphere.

Pubblicato in Medicina


Un gruppo internazionale di studiosi ha individuato e analizzato il genoma di un individuo vissuto 23.000 anni fa, durante il picco dell’espansione dei ghiacci in Europa, in un’area vicino a Granada: è la più antica testimonianza genetica umana mai trovata nella regione e permette di tracciare nuove importanti connessioni tra le antiche popolazioni umane che hanno attraversato il nostro continente.

È la più antica testimonianza genetica della presenza umana nel sud della Spagna: un individuo vissuto 23.000 anni fa in un’area vicino a Granada, in quello che, al culmine dell’ultima era glaciale, era probabilmente il luogo più caldo d’Europa. La scoperta – realizzata da un gruppo internazionale di ricerca e pubblicata su Nature Ecology & Evolution – ci permette di aggiungere un nuovo importante tassello al grande puzzle della storia genetica umana del nostro continente. Unica autrice italiana dello studio è Sahra Talamo, professoressa al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna e direttrice del BRAVHO 14C Lab (Bologna Radiocarbon laboratory devoted to Human Evolution).

Pubblicato in Paleontologia



Uno studio internazionale, a cui ha partecipato l’Università di Torino, rivela importanti informazioni molecolari in substrati finora poco studiati, che possono far luce sulle antiche relazioni tra umani e animali.

 L’Università di Torino ha partecipato allo studio “Molecular exploration of fossil eggshell uncovers hidden lineage of giant extinct bird”, pubblicato martedì 28 febbraio sulla rivista Nature Communications. La ricerca, frutto di una collaborazione tra numerosi Atenei, offre nuove informazioni sulla storia del misterioso “uccello elefante” che andò incontro ad estinzione circa mille anni fa, quando i primi gruppi umani arrivarono in Madagascar.

 I rari resti scheletrici dell’uccello elefante non consentono di determinare con certezza il numero di specie una volta esistite, né tantomeno la loro distribuzione geografica, ma le biomolecole preservate in frammenti di guscio d’uovo datati a circa seimila anni fa hanno ora potuto migliorare la conoscenza dell’evoluzione e biodiversità dell’uccello elefante.

Pubblicato in Archeologia

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