Hanno partecipato allo studio due gruppi di adulti (età media 22 anni), di cui 15 con dislessia e 23 controlli (cioè a sviluppo tipico), e due gruppi di bambini (età media 9 anni) di cui 18 con dislessia e 29 controlli.
Il ritmo, che troviamo nel linguaggio o nella musica, ci permette di estrarre la struttura temporale di una successione di eventi come parole o suoni e di usarla per prepararci ad un evento futuro (ad esempio la parola che dovrò pronunciare immediatamente dopo quella che sto pronunciando adesso), e quindi per anticipare eventi futuri mentre non ho ancora finito di elaborare l'evento presente.
In altre parole, il ritmo permette una sfasatura tra quello che stiamo dicendo e quello che stiamo guardando: nella lettura, mentre stiamo pronunciando una la parola non guardiamo questa parola ma stiamo già guardando la parola successiva. Solo in questo modo possiamo leggere in modo fluente. I dislessici hanno difficoltà a leggere fluentemente perché non sono molto bravi ad anticipare la parola successiva a quella che stanno pronunciando.
«Questa ipotesi – dice Maria Teresa Guasti - permette di capire perché un allenamento ritmico o una pratica musicale possono essere d'aiuto per le persone con dislessia: infatti musica e danza allenano la capacità di anticipare il futuro e quindi migliorano la sfasatura tra voce e sguardo su cui si basa una lettura fluente».