Il microbioma del suolo su cui crescono i vigneti è fondamentale per la qualità del vino: le comunità di miliardi di microrganismi presenti nel terreno contribuiscono infatti alla fertilizzazione delle piante, alla loro resistenza agli stress ambientali, ai meccanismi di contrasto dei patogeni.
Oggi sappiamo che il microbioma di un terroir vinicolo può essere utilizzato come marcatore di un’intera area di produzione. Finora, però, non erano state definite le possibili differenze all’interno di queste aree. Per approfondire il tema, gli studiosi si sono quindi concentrati sulle 12 unità geografiche aggiuntive (UGA) del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano DOCG, una delle eccellenze italiane per la produzione vinicola: 7 milioni di bottiglie vendute ogni anno in tutto il mondo, 65 milioni di euro di fatturato e un indotto complessivo del valore di circa un miliardo di euro.
“Abbiamo analizzato 392 campioni da tutto il territorio di produzione, a diversi tempi di campionamento, seguendo tutto il ciclo produttivo del 2022”, spiega Giorgia Palladino, assegnista di ricerca al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Alma Mater e prima autrice dello studio. “Con le analisi dei metaboliti del vino della stessa annata, eseguite quest’estate, abbiamo poi chiuso il cerchio: uno sforzo che ci ha permesso di scoprire un piccolo tesoro nascosto nel terreno dei vigneti”.
L'analisi dei campioni di suolo e della rizosfera, cioè della porzione di suolo che circonda le radici delle piante, ha infatti rivelato non solo una configurazione unica del microbioma nella zona del Vino Nobile di Montepulciano, ma anche specifiche abbondanze di batteri e funghi in ciascuna delle 12 unità geografiche aggiuntive. Gli studiosi hanno quindi preso in considerazione queste differenze in relazione alle caratteristiche del vino prodotto. Una comparazione che ha mostrato come le specifiche abbondanze di batteri e funghi contribuiscono a formare specifiche caratteristiche come l’aroma, il colore e il sapore.
"Questa analisi mostra quanto è importante conoscere e preservare la biodiversità microbica locale, soprattutto nei casi in cui l'origine geografica e il legame con il territorio è centrale per riconoscere e garantire il prodotto", sottolinea Simone Rampelli. "È importante quindi promuovere pratiche viticole che integrano il microbioma come componente fondamentale del terroir, mettendo a punto strategie mirate per garantire la sostenibilità e la resilienza dei vigneti e della produzione vinicola".
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Communications Biology con il titolo “Zonation of the Vitis vinifera microbiome in Vino Nobile di Montepulciano PDO production area”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Giorgia Palladino, Enrico Nanetti, Daniel Scicchitano, Nicolò Cinti, Lucia Foresto, Alice Cozzi, Antonio Gonzalez Vara Rodriguez, Jessica Fiori, Silvia Turroni, Marco Candela e Simone Rampelli. Sono stati coinvolti inoltre Nicolò Interino dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna, insieme a Paolo Solini, Rebecca Grazi e i soci delle aziende vitivinicole del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.