Il ghiaccio marino che forma le nubi
Un recente studio dell’Isac-Cnr evidenzia come i microrganismi che vivono nel ghiaccio marino antartico influenzino la composizione dell’aerosol atmosferico e la sua capacità di formare nubi, con possibili effetti su precipitazioni e clima. Il lavoro pubblicato su Scientific Reports
Il ghiaccio marino polare rappresenta uno dei più grandi ecosistemi del pianeta ed è composto da un ambiente complesso, caratterizzato da condizioni estreme, che tuttavia ospita al suo interno una grande varietà di microrganismi in grado di tollerarle. La presenza di questi microrganismi e la loro vita all’interno del ghiaccio marino risulta fondamentale non solo per la biologia degli oceani ma anche per la composizione dell’atmosfera soprastante, con importanti conseguenze potenziali sul clima globale. È questa una delle conclusioni di un team internazionale che coinvolge ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), in un lavoro pubblicato sulla rivista Scientific Reports. “Lo studio coordinato dall'Istituto di scienze marine, Icm-Csic di Barcellona (Spagna), afferma che il ghiaccio marino, grazie al metabolismo degli organismi che vivono al suo interno, risulta una delle principali fonti di azoto organico contenuto nel particolato atmosferico di alcune regioni dell’Oceano Australe limitrofe alla calotta antartica”, dice Marco Paglione, assegnista di ricerca presso l’Isac-Cnr di Bologna. “La concentrazione e la composizione del particolato atmosferico (o aerosol) a loro volta contribuiscono in maniera sostanziale alla formazione e alle caratteristiche delle nubi, elementi chiave nella regolazione del clima di tutto il pianeta”.
Il conto oscuro delle galassie nane
Un nuovo studio pubblicato sull'Astrophysical Journal Letters realizza un nuovo modello utile ad effettuare il censimento delle galassie nane vicine di casa e a comprendere il legame con la dark matter
E’ un grosso enigma di piccola taglia quello rappresentato dalle galassie nane vicine di casa, aggregazioni di stelle che “abitano” nei pressi della Via Lattea, la cui presenza potrebbe fornire la chiave per risolvere il più intrigante dei misteri dell’Universo, quello della materia oscura. Secondo gli astronomi, nel vicinato galattico mancano all’appello molte delle nane predette dai modelli cosmologici: la latitanza di queste congreghe in miniatura solleva molte domande legate alla componente oscura e al suo ruolo nei processi di formazione. La dark matter – ipotetica componente di materia non osservabile conosciuta solo per gli effetti gravitazionali che esercita su gas e polvere di stelle - infatti forma circa un quarto dell’Universo e gioca un ruolo cruciale nei processi di formazione. Perciò è così importante comprenderne il legame con le galassie.