“Big Wheel”, scoperta una galassia a disco sorprendentemente grande nell’universo primordiale

Da sinistra, Sebastiano Cantalupo e Weichen Wang
Una galassia a disco sorprendentemente grande nell’universo primordiale, ovvero in un periodo cosmico iniziale – circa due miliardi di anni dopo il Big Bang – e che presenta quindi dimensioni più tipiche dei dischi galattici giganti dell'Universo attuale. È la scoperta del gruppo di ricerca “Cosmic Web”, nato all’interno dell’Unità di Astrofisica del dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca, riportata in un articolo pubblicato su “Nature Astronomy” (“A giant disk galaxy two bilion years after the Big Bang”, DOI: 10.1038/s41550-025-02500-2), a firma di Weichen Wang e Sebastiano Cantalupo, rispettivamente assegnista di ricerca (post-doc) e professore ordinario dell’ateneo, oltre agli altri membri del gruppo “Cosmic Web” e collaboratori internazionali. Una scoperta basata sui dati ottenuti dai ricercatori di Milano-Bicocca dal James Webb Space Telescope (JWST), l’osservatorio spaziale più grande e potente mai costruito finora, erede di Hubble, frutto di una partnership tra la Nasa, l’Esa e la Canadian Space Agency.
Nuove immagini ad alta definizione dell’universo primordiale dall’Atacama Cosmology Telescope nel deserto cileno

Una nuova ricerca della collaborazione internazionale Atacama Cosmology Telescope (ACT), a cui ha preso parte anche la Sapienza, ha prodotto le immagini più chiare mai ottenute dell’universo primordiale, rivelando la formazione delle antiche nubi di idrogeno ed elio che presto si sarebbero trasformate nelle prime stelle e galassie
La collaborazione dell’esperimento Atacama Cosmology Telescope (ACT), un progetto internazionale situato a 5200 m nel deserto di Atacama in Cile, che in Italia include i gruppi di Elia Battistelli presso l’Università Sapienza di Roma (di cui fanno parte anche Giovanni Isopi, Eleonora Barbavara, e Valentina Capalbo), e di Federico Nati presso l’Università di Milano-Bicocca, ha sottoposto il modello standard della cosmologia ad una nuova e rigorosa serie di test, dimostrandone la straordinaria solidità. Le nuove immagini dell’universo primordiale mostrano i dettagli della prima luce emersa dagli albori dell’Universo con una chiarezza senza precedenti, rivelando la formazione delle antiche nubi di idrogeno ed elio che presto si sarebbero trasformate nelle prime stelle e galassie.
Alla scoperta del mantello del Tirreno: nuove rivelazioni sulla formazione degli oceani

Uno studio internazionale, pubblicato su Nature Communications, evidenzia la presenza nel Mar Tirreno di un mantello terrestre molto diverso da quello osservato in ambienti tettonici simili, aprendo nuovi scenari per comprendere la formazione degli oceani. La ricerca, frutto dell’ultima spedizione IOPD 402, è a firma, tra gli altri, dell’Università di Pavia e del Cnr-Ismar
Il nostro pianeta è suddiviso in tre strati principali: crosta, mantello e nucleo. Il mantello, situato sotto chilometri di sedimenti e rocce magmatiche, è normalmente inaccessibile e raggiungerlo è stato uno degli obiettivi principali delle trivellazioni scientifiche in mare. Negli anni ’80 si è scoperto che, in alcuni punti dell’Oceano Atlantico, il mantello affiora in corrispondenza delle dorsali oceaniche, catene montuose sommerse che originano la crosta oceanica e separano i continenti. Da allora, numerose spedizioni della sono state dedicate allo studio di questo strato. Tuttavia, solo cinque spedizioni sono riuscite a raccogliere più di 50 metri di rocce di mantello, prevalentemente lungo le dorsali oceaniche dell’Atlantico e del Pacifico.
Antartide: il ghiaccio più antico in viaggio verso l’Europa
Sono in viaggio verso l’Europa, a bordo della nave da ricerca Laura Bassi, le carote di ghiaccio estratte in Antartide nell’ambito del progetto Beyond EPICA - Oldest Ice, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr. I campioni di ghiaccio, estratti fino a una profondità di 2.800 metri, saranno processati e analizzati nei laboratori delle istituzioni di ricerca europee coinvolte e disveleranno dettagli fondamentali sulla storia del clima e dell’atmosfera terrestre, tornando indietro nel tempo di oltre 1,2 milioni di anni.
Raggiungeranno presto il continente europeo a bordo della nave da ricerca Laura Bassi le carote di ghiaccio estratte in Antartide, a Little Dome C, nel corso della IV campagna di perforazione del progetto internazionale Beyond EPICA - Oldest Ice, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp).
Protagonista di questa storica campagna di carotaggio è un team di scienziate, scienziati e personale logistico provenienti da dodici istituzioni di ricerca di dieci Paesi europei. Per tre mesi, ricercatrici, ricercatori e tecnici hanno lavorato a un’altitudine di 3.200 metri sul livello del mare, con una temperatura media estiva di -35°C, raggiungendo un traguardo storico per le scienze del clima: l’estrazione di campioni di carote di ghiaccio fino a una profondità di 2.800 metri, dove la calotta glaciale antartica incontra la roccia sottostante.
L’interazione tra buchi neri e onde gravitazionali si studia con un esperimento da tavolo

Lo studio è basato sulla tesi di Chiara Coviello, laureata in Fisica all’Unipi
Uno studio basato sulla tesi di Chiara Coviello, laureata in Fisica all’Università di Pisa nel 2023 e adesso al King’s College di Londra per un dottorato di ricerca, è stato recentemente pubblicato dalla rivista AVS Quantum Science. Al centro dello studio – intitolato “Gravitational waves and Black Hole perturbations in acoustic analogues” – ci sono i buchi neri che, con il loro fascino oscuro, sono tra gli oggetti più affascinanti del cosmo e sono incredibilmente difficili da analizzare.
L’antico DNA nel Maghreb orientale: rivelata la resilienza genetica e culturale dei cacciatori-raccoglitori del Neolitico

Un recente studio condotto da Sapienza in collaborazione con un team internazionale di ricercatori fornisce la prima ricostruzione genetica delle popolazioni neolitiche della Tunisia e dell’Algeria orientale. I risultati della ricerca pubblicati sulla rivista “Nature”.
La resilienza genetica e culturale nella transizione neolitica del Nord Africa: una traiettoria inedita
Un nuovo studio, condotto da un team internazionale coordinato dalla Sapienza, fornisce la prima ricostruzione genetica finora disponibile delle antiche popolazioni della regione del Maghreb orientale (l’attuale Tunisia e Algeria orientale), rivelando come i gruppi locali di cacciatori-raccoglitori abbiano mantenuto la propria identità genetica nonostante l’arrivo di gruppi neolitici dall’Europa e dall’Asia sud-occidentale e offrendo una prospettiva inedita sulla transizione neolitica nel Nord Africa.
Erionite, la “fibra killer” peggiore dell’amianto: individuato un potenziale meccanismo di tossicità

Uno studio congiunto condotto da Sapienza Università di Roma, Università di Genova ed ENEA ha indagato sperimentalmente i meccanismi alla base della tossicità del minerale appartenente al gruppo delle zeoliti e relativamente diffuso sulla Terra. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul “Journal of Hazardous Materials”
L’erionite è una specie appartenente al gruppo delle zeoliti, minerali presenti principalmente in rocce vulcaniche e di ampio impiego in vari settori, dall’edilizia all’agricoltura. Sebbene le zeoliti, in generale, non siano dannose per l’uomo, l’erionite, al contrario, possiede un alto grado di tossicità per inalazione, centinaia di volte superiore a quella dell’amianto. A partire dalla metà degli anni Settanta, infatti, l’erionite è stata la causa di un’epidemia di mesotelioma pleurico maligno (MPM) in alcuni villaggi della Cappadocia, dove le abitazioni erano costruite con materiali contenenti questo minerale.
Birra, dalla ricerca un processo di produzione più rapido e sostenibile

The Crucial Importance of Ventilated Roofs in Radon Protection: A Holistic Approach to Building Health

Abstract
Radon is a naturally occurring radioactive gas that poses a significant threat to human health, being the second leading cause of lung cancer after smoking. This article explores the importance of ventilated roofs as a crucial and often underestimated component of a holistic strategy for radon mitigation in buildings. After illustrating the nuclear decay chain from uranium to radon and its decay products, we analyze the physical mechanisms, such as the stack effect and dilution, that allow attic ventilation to help disperse accumulated radon, manage internal pressures, and improve overall air quality. The article also discusses the additional benefits of ventilated roofs, including energy efficiency and structural durability, and their synergy with modern building regulations. The article concludes that integrating ventilated roofs is imperative for creating healthy and safe indoor environments.
L'Importanza Cruciale dei Tetti Ventilati nella Protezione dal Radon: Un Approccio Olistico alla Salubrità Edilizia

Abstract
Il radon è un gas radioattivo naturale che rappresenta una significativa minaccia per la salute umana, essendo la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo. Questo articolo esplora l'importanza dei tetti ventilati come componente cruciale e spesso sottovalutato di una strategia olistica per la mitigazione del radon negli edifici. Dopo aver illustrato la catena di decadimento nucleare che porta dall'uranio al radon e ai suoi prodotti di decadimento, si analizzano i meccanismi fisici, come l'effetto camino e la diluizione, che permettono alla ventilazione del sottotetto di contribuire a disperdere il radon accumulato, a gestire le pressioni interne e a migliorare la qualità complessiva dell'aria. Vengono inoltre discussi i benefici aggiuntivi dei tetti ventilati, tra cui l'efficienza energetica e la durabilità strutturale, e la loro sinergia con le moderne normative edilizie. L'articolo conclude che l'integrazione di tetti ventilati è un imperativo per la creazione di ambienti interni salubri e sicuri.
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