Secondo Stamoulis,
“Abbiamo confermato che l’isolamento sociale colpisce non solo le aree cerebrali dedicate all’interazione, ma anche molteplici circuiti coinvolti nel pensiero, nelle emozioni e nel processo decisionale.”
Le aree cerebrali più vulnerabili all’isolamento
L’analisi su quasi 3.000 adolescenti ha individuato riduzione dello spessore corticale nelle regioni insulari, cingolate anteriori e temporali, nonché aumenti volumetrici di amigdala e gangli basali: tutte aree chiave per la regolazione emozionale e sociale. Questi risultati sono coerenti con quanto osservato da recenti meta-analisi che indicano come l’isolamento sociale provochi vulnerabilità neurologiche diffuse anche nei circuiti dell’attenzione, della memoria di lavoro e del controllo motorio (1,2).
Gli adolescenti più ritirati presentavano inoltre una segregazione funzionale anomala nelle reti dell’attenzione e nei network sociali, con collegamenti più deboli e maggior fragilità dei circuiti decisionali.
Solitudine e rischio per la salute mentale
Gli studi ABCD mostrano che la predilezione per la solitudine e il ritiro sociale correlano con alti punteggi di ansia, depressione e disturbi esternalizzanti (es. difficoltà comportamentali). Una review internazionale guidata da Chen et al. (2024) pone in evidenza che alterazioni cerebrali simili si associano a un rischio aumentato di insorgenza di patologie psicologiche anche in età adulta (2).
Il gruppo della dott.ssa White nel 2023 aveva già evidenziato che l’isolamento precoce predispone a persistenti disturbi dell’umore e peggiora la capacità di recupero dagli stress successivi (3).
Clinica e prevenzione: come riconoscere il campanello d’allarme
“In adolescenza un po’ di solitudine è fisiologica, ma la persistenza di pattern di ritiro merita un’attenzione clinica specifica,” sottolinea Stamoulis. “Attraverso la visualizzazione del cervello possiamo aiutare famiglie e scuole a riconoscere i rischi prima che si consolidino quadri clinici complessi.”
Early detection e follow-up longitudinale, favoriti dai dati ABCD e da modelli predittivi, permetteranno nei prossimi anni di chiarire se e quanto le alterazioni osservate siano reversibili con il ritorno a relazioni sociali positive.
Esperimenti recenti confermano che la neuroplasticità adolescenziale, se stimolata precocemente, permette il recupero strutturale e funzionale dei circuiti compromessi dall’isolamento. Queste evidenze suggeriscono che interventi tempestivi possono contenere il rischio di disturbi cronici, promuovendo la resilienza nel percorso verso l’età adulta (3).
Note bibliografiche:
1- Stamoulis C, et al. Neural correlates of social withdrawal and preference for solitude in adolescence: evidence from the ABCD cohort. Cereb Cortex. 2025;bhaf260.
2- Chen L, White K, et al. The neurodevelopmental impact of chronic social isolation in youth: a systematic review. Neurosci Biobehav Rev. 2024;156:105402.
3- White K, Jones T, Aleman A. Early adolescent isolation predicts persistent mood disorders and attenuated stress resilience. J Child Psychol Psychiatry. 2023;64(7):850–861.