Scienze Naturali

Scienze Naturali (51)

Scienze Naturali

Gli zoo sono strutture molto antiche. Già 2000 anni fa si possono registrare i primi tentativi in Cina ed Egitto, mentre in Grecia e nell’antica Roma furono frequenti i “serragli” (zoo ambulanti, simili a quelli delle imprese circensi). Gli scopi di queste prime collezioni di animali esotici non erano didattici o scientifici e spesso rappresentavano ostentazioni di potere o serbatoi di materiale vivo da far combattere nelle arene. Le strutture zoologiche moderne si svilupparono in Europa verso la metà del 1800, ma solo nel 1907 nella periferia di Amburgo nacque il primo zoo senza gabbie, in cui gli animali venivano ospitati in piccoli habitat naturali con piante, rocce e fossati, al fine di riprodurre il loro ambiente naturale.

Che direzione dovremmo prendere per sfuggire agli attacchi di un predatore che potremmo incontrare nuovamente? Scappare nella direzione opposta potrebbe sembrare la soluzione ottimale. Però questo comportamento, a lungo andare, diventerebbe prevedibile e dunque potrebbe agevolare il predatore stesso. Non sarebbe allora meglio fuggire in direzioni casuali, per generare la massima imprevedibilità? Certo, ma solo a patto di escludere fra le direzioni casuali quella che porta verso il predatore.

 

Nuove nascite al Bioparco: nel recinto australiano sono venuti alla luce due piccoli di canguro nano (Canguro di Bennet).
Uno dei due fa di tanto in tanto capolino dal marsupio della mamma, l’altro ha compiuto i primi passi in questi giorni. Per la loro giovane età ancora non è possibile sapere se sono maschi o femmine.

Il recinto australiano del Bioparco è un esempio di exhibit misto, dove convivono tre femmine e due maschi di canguro, insieme a 3 emù (uccelli simili agli struzzi) e 2 oche di Capo Berren.

Ospitato all’interno del monumentale edificio del Fondaco dei Turchi, il Museo di storia naturale di Venezia si ripresenta al pubblico con un allestimento multisensoriale profondamente rinnovato: per un museo inteso non più solo come luogo di raccolta, conservazione e valorizzazione di un patrimonio di grande rilevanza scientifica e culturale, ma anche, e soprattutto, come grande contenitore di suggestioni e sensazioni.
Un museo delle emozioni, quindi, un luogo magico e speciale, unico ed irripetibile, tra immagini, immaginario ed immaginazione, in grado di riunire livello conoscitivo, livello emozionale e livello esperienziale nell’ambito di un unico grande racconto culturale, per un percorso espositivo immersivo tra luci ed ombre, chiari e scuri, suoni e microsuoni, immagini fisse e in movimento, materiali, finiture, forme e colori, che coinvolgono ed avvolgono lo spettatore guidandolo via via sulle tracce del mistero dell’origine della vita, del mostruosamente grande, dell’infinitamente piccolo e dell’immensamente antico degli organismi preistorici, della sete di conoscenza ed avventura dei grandi esploratori veneziani, fino all’emozionante confronto interattivo con le infinite variazioni sul tema del rapporto tra forma e funzione che caratterizza il mondo naturale in tutta la sua ricchezza e complessità.

Nuovi risultati dall'impegno del Consiglio nazionale delle ricerche nella ricerca di soluzioni all’emergenza fitosanitaria che affligge da qualche anno l'olivicoltura pugliese. Ricercatori dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, assieme a colleghi dell'Università di Bari e del Centro di ricerca Basile Caramia, hanno scoperto fenomeni di resistenza nella varietà di olivo ‘Favolosa’, oltre che nel ‘Leccino’. L'epidemia di Xylella fastidiosa che affligge da qualche anno l'olivicoltura pugliese ha ormai varcato i confini della provincia di Lecce, interessando anche parte delle provincie di Brindisi e Taranto. Si tratta di un territorio che ospita circa venti milioni di ulivi, una parte non trascurabile dei quali ormai gravemente compromessa. Una situazione preoccupante a cui la scienza è chiamata a cercare soluzioni: la stima di Coldiretti Puglia è di un danno di oltre un miliardo di euro.

Un comune gamberetto usa le sue chele per esplorare il fondale marino, staccarne frammenti, e portarli a contatto con l’apparato boccale. È la sua bocca, quindi, che funziona da ‘naso aquatico’ permettendo al crostaceo di rilevare la presenza di odori insolubili in acqua. Immagine realizzata da G. Villani, P. Amodeo ed E. Mollo

 

Un recente studio dell’Icb-Cnr sui meccanismi di comunicazione chimica in ambiente acquatico mette in crisi la tradizionale distinzione tra i sensi, olfatto e gusto, basata su criteri spaziali. Il lavoro pubblicato su Pnas. Tradizionalmente, l’olfatto è considerato un senso ‘a distanza’ mentre il gusto è trattato come un senso ‘per contatto’. Si tratta però di una distinzione basata prevalentemente sulle percezioni umane e che è stata sottoposta a forte critica in un articolo pubblicato nel 2014 sulla rivista Frontiers in Chemistry. Secondo questa nuova prospettiva, in ambiente acquatico si può osservare un’inversione nella portata a distanza dell’olfatto quando i segnali olfattivi sono veicolati da molecole insolubili in acqua, ma che essendo volatili, possono diffondersi nell’aria e arrivare al nostro naso. Su tale premessa si fonda il lavoro sperimentale guidato da Ernesto Mollo, ricercatore dell’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Icb-Cnr), recentemente pubblicato sulla rivista Pnas. Lo studio, svolto nell’ambito di una collaborazione multidisciplinare tra l’Icb-Cnr e varie istituzioni di ricerca italiane e straniere, sfida l'attuale letteratura sulla chemio-recezione in ambiente acquatico, secondo cui il mondo olfattivo di crostacei e pesci è limitato alla sola percezione a distanza di sostanze solubili in acqua.

Pubblicata su Microbiome una ricerca di Fondazione Edmund Mach, Istituto di biometeorologia del Cnr, Università di Firenze, Innsbruck, Venezia. Studiando la polvere sahariana depositata e ‘sigillata’ sulla neve delle Alpi dolomitiche, sono state identificate migrazioni di microorganismi dalle aree sahariane. Si tratta di uno degli effetti del cambiamento climatico e dell’uso del suolo

 

Il cambiamento climatico e l’uso del suolo stanno provocando migrazioni che non si possono fermare, quelle dei microorganismi. Un team multidisciplinare di microbiologi, geologi, chimici e bioclimatologi di Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) , Università di Firenze, Venezia e Innsbruck, ha studiato la carica microbica di uno tra i più intensi eventi di trasporto di polveri sahariane che ha raggiunto le Alpi nel 2014, pubblicando i risultati sulla prestigiosa rivista Microbiome.

 

 

 

Sabato 10 dicembre si terrà presso la sede della Società Romana di Scienze Naturali

la Lectio Magistralis 2016: Origine ed evoluzione delle piante terrestri del prof. Franco Bruno

Chaimen: Pierangel Crucitti e Federica Emiliani

 

Il progetto promosso dall’Università di Milano-Bicocca, dall’Università di Roma Tor Vergata, dall’Istituto comprensivo Copernico e dal Parco Nord di Milano consente di esplorare alcuni ambienti naturali in modo interattivo seguendo percorsi di apprendimento ricchi di contenuti multimediali. La presentazione è oggi al Museo di Storia Naturale di Milano.

 

Milano, 22 aprile 2016 – La natura a portata di touch: grazie ai diorami digitali oggi è possibile conoscere in modo approfondito e “toccare con mano” anche gli ecosistemi geograficamente più lontani mediante computer, tablet, LIM e altri strumenti digitali.

 

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