Il gruppo di ricerca dell’Ateneo, composto da ingegneri del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e da psicofisiologi del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ha lavorato sui dati raccolti nell’arco di diversi mesi, durante i quali i monaci sono stati monitorati nelle meditazioni quotidiane tramite il rilevamento di elettroencefalogramma, attività cardiaca e respiratoria. Lo studio è l’unico nel suo genere a potersi fondare sull’analisi di un gruppo così omogeneo e altamente addestrato. I monaci infatti, dopo un percorso di studi di quasi un ventennio, possono scegliere di dedicarsi fino a otto ore al giorno alla meditazione in ritiri della durata di diversi anni.
The genetic “switches” of bone growth

In mammals, only 3% of the genome consists of coding genes which, when transcribed into proteins, ensure the biological functions of the organism and the in-utero development of future individuals. But genes do not function alone. They are controlled by other sequences in the genome, called enhancers, which, like switches, activate or deactivate them as required. A team from the University of Geneva (UNIGE) has identified and located 2700 enhancers — among millions of non-coding genetic sequences — that precisely regulate the genes responsible for bone growth. This discovery sheds light on one of the major factors influencing the size of individuals in adulthood, and explains why their failure could be the cause of certain bone malformations. These results can be read in Nature Communications.
Lotta al cambiamento climatico: scoperti nuovi materiali capaci di catturare l'anidride carbonica

Mercoledì 5 giugno è stato pubblicato sulla rivista Nature l’articolo Capturing carbon dioxide from air with charged-sorbents, frutto della collaborazione tra i ricercatori dell’Università di Torino e i ricercatori dell’Università di Cambridge (UK), dell’Università di Hong Kong (Cina) e dell’Università Cornell (US). Lo studio si è focalizzato su una delle nuove tecnologie più promettenti nella lotta contro il cambiamento climatico: la DAC (Direct Air Capture), la cattura diretta dell'anidride carbonica dall'aria. Si tratta di una tecnica innovativa che, anziché concentrarsi solo sulla riduzione delle emissioni alla fonte, mira a rimuovere direttamente l’anidride carbonica già presente nell'aria, indipendentemente dalla sua origine.
Le emozioni, non solo nel cuore ma anche nello stomaco

Una ricerca condotta da Sapienza, Istituto Italiano di Tecnologia e Fondazione Santa Lucia, esamina le influenze reciproche tra l’attività gastrointestinale e un range di emozioni generate attraverso la visione di filmati. Grazie a pillole ingeribili dotate di sensori, lo studio è stato in grado di dimostrare lo stretto rapporto tra stati d’animo percepiti e condizioni dello stomaco, con particolare riferimento al suo PH. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista internazionale eLife.
Che le emozioni forti siano in grado di farci battere il cuore più velocemente è cosa risaputa, ma quanto gli stati d’animo influiscano su altri organi o quale sia l’effetto di particolari condizioni fisiologiche sulle emozioni umane, non era stato ancora dimostrato.
Per un'agricoltura resistente al cambiamento climatico, si parte dalle radici

Guidato dall’Alma Mater, il nuovo progetto di ricerca Radicals indaga le basi genetiche delle piante per renderle più resilienti e salvaguardare la loro produttività anche in condizioni avverse.
Il cambiamento climatico e il degrado degli ecosistemi agrari stanno minacciando l’agricoltura. Per migliorare la resistenza delle piante agli stress e dotarle di caratteristiche che ne salvaguardino la produttività anche in condizioni ambientali avverse, si deve partire dalle radici.
Questo l’obiettivo di Radicals, progetto di ricerca PRIN coordinato da Silvio Salvi, professore di Genetica agraria al Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna.
Oggetto dello studio è la radice della pianta, a partire da quella dell’orzo. Cereale tra i più importanti al mondo, prezioso per l’alimentazione animale ed umana, l’orzo è infatti dotato di un genoma più semplice dal punto di vista genetico rispetto, per esempio, al frumento, e questo lo rende particolarmente adatto come modello da cui partire.
"Focus del progetto è trovare i geni chiave che controllano le radici e la loro ramificazione, primaria e laterale, con l’obiettivo di creare, tramite tecniche di miglioramento genetico, nuove varietà più resilienti in ambienti che mutano", spiega Silvio Salvi. "Piante dotate di radici più lunghe sono infatti in grado di raggiungere, ad esempio, le falde acquifere profonde, mentre in ambienti desertici o semi-desertici, dove l’acqua non c’è neanche in profondità, le radici superficiali consentono di raccogliere velocemente e in maggiore quantità la poca acqua che cade con le piogge".
Dal diabete una potenziale cura per i tumori: il nuovo ruolo del recettore GLP-1R come checkpoint immunitario

I ricercatori del Centro di Ricerca Pediatrico “Romeo ed Enrica Invernizzi” dell’Università degli Studi di Milano hanno scoperto che il recettore pancreatico GLP-1R, importantissimo nella cura del diabete e dell’obesità, è in grado in grado di controllare l’attività immunitaria nei linfociti T, prolungando la sopravvivenza dei trapianti, limitandone il rigetto. Dallo studio, pubblicato su Cell Metabolism, è emerso anche che bloccando GLP-1R si genera immunità antitumorale in un modello preclinico di cancro del colon-retto.
Microplastiche disperse in mare, rifugio di batteri

L'imbarcazione Bavaria 46 Malice usata per i campionamenti
E’ quanto emerge dai risultati da una ricerca basata su campionamenti in mare aperto e in alcuni siti costieri svolti dall’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr in collaborazione con colleghi dell'Ecole Polytechnique di Losanna e dell’Università del Texas. Lo studio, pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bullettin, ha rivelato che i frammenti di plastica offrono un substrato per la crescita di comunità batteriche anche patogene
La presenza di microplastiche nel Tirreno favorisce lo spread di batteri, alcuni dei quali pericolosi per gli esseri umani e gli animali. E’ quanto emerge risultati di un’attività di ricerca svolta nel 2019 da un team dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche di Verbania (Cnr-Irsa) in collaborazione con colleghi dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (Svizzera) e della statunitense Texas A&M University, condotta sia in mare aperto – nelle acque di Toscana e Corsica- sia nei siti costieri di Forte dei Marmi (Lucca) e delle Cinque Terre (La Spezia).
Cosa succede al cervello quando meditiamo: lo studio dell’Università di Pisa condotto presso l’Università Monastica Tibetana di Sera Jey in India

Lo studio è stato pubblicato su Frontiers in Psychology
Anche gli ecosistemi hanno un limite!

Studio dell’Università di Padova propone un nuovo modello statistico per stimare la resilienza dei sistemi naturali ai cambiamenti irreversibili.
Quanto può sopportare un ecosistema prima di cambiare in maniera irreversibile? Cosa si può fare – se si può fare – per prevenire o mitigare gli effetti delle attività antropiche?
L’impatto elevato e sinergico delle pressioni umane può portare gli ecosistemi a subire dei “cambiamenti di regime”, ossia delle variazioni drastiche, inaspettate e spesso irreversibili: per contrastare i cambiamenti climatici globali è quindi necessario favorire e quantificare la resilienza degli ecosistemi in modo da preservare gli importanti benefici che ci forniscono, capire e anticipare i cambiamenti per gestire le nostre risorse al meglio.
Più piccolo e di colore diverso: il barbagianni si modifica a causa del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico sta alterando le specie animali. A dimostrarlo una ricerca dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Losanna che ha preso in esame oltre 5000 esemplari di barbagianni conservati nei musei scientifici di tutto il mondo a partire dal 1900. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Biogeography.
Più piccolo e con il piumaggio di colore diverso: così è cambiato il barbagianni negli ultimi decenni. La causa? Il clima più caldo. A mostrarlo uno studio del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Losanna e pubblicato sulla rivista Journal of Biogeography.
Con l'eco polmonare sotto controllo il respiro dei neonati

Team internazionale di ricerca individua nella tecnica non-invasiva lo strumento per garantire ai neonati una terapia su misura.
L’ecografia polmonare nei neonati pretermine a poche ore di vita permette di capire subito se il piccolo avrà bisogno della somministrazione di surfattante (sostanza naturale prodotta nel polmone, carente nei neonati prematuri, che impedisce il collasso degli alveoli), della terapia intensiva neonatale o solo di un monitoraggio che gli permetterà di stare accanto alla mamma.
Nasce da un accordo internazionale di collaborazione fra l’Università francese Paris-Saclay, l’Università di Padova, l’Università Degli Studi di Napoli Federico II e altri atenei stranieri lo studio multicentrico internazionale Quantitative Lung Ultrasonography to guide surfactant therapy in late preterm and term neonates, pubblicato sulla rivista «JAMA Network Open», che ha fornito la possibilità di guidare con l’ecografia polmonare la somministrazione di surfattante nei neonati pretermine e a termine.
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