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Un team internazionale di ricercatori ha analizzato dati provenienti da 33 radio telescopi sparsi per il mondo, dimostrando che la sorgente di onde gravitazionali scoperta ad agosto 2017 ha lanciato un getto relativistico che ha bucato il materiale espulso nell'atto della fusione delle due stelle di neutroni. Un ulteriore tassello nella comprensione dei fenomeni.

Un risultato tutt'altro che scontato. Ci sono voluti trentatré radio telescopi distribuiti in cinque continenti, dall'Australia agli Stati Uniti passando per Asia, Europa e Sud-Africa, e trentasei astronomi di undici nazioni per misurare le dimensioni di GW170817, la prima sorgente di onde gravitazionali rivelate dagli interferometri LIGO e Virgo, osservata anche nella sua componente elettromagnetica da decine di telescopi, a più di un anno dalla sua scoperta. I risultati dello studio di un team internazionale coordinato da Giancarlo Ghirlanda, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e che ha visto la partecipazione di colleghi dell’INAF, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università di Milano-Bicocca, Gran Sasso Science Institute e Agenzia Spaziale Italiana (ASI), sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Pubblicato in Astrofisica

Cuore artificiale “wireless” senza cavi né batterie esterne: i primi pazienti al mondo impiantati in Kazakistan da equipe internazionale ha partecipato Massimo Massetti, Direttore Area Cardiologica Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS
I risultati della sperimentazione clinica appena pubblicati sulla rivista americana “Journal of Heart and Lung Transplantation”. Il dispositivo è risultato sicuro, con riduzione del rischio di infezioni,ha un’autonomia di circa otto ore. Tra alcuni mesi dovrebbe approdare in Italia.
L’expertise di un ricercatore e medico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica in prima linea in una sperimentazione clinica unica al mondo che ha visto protagonisti due pazienti in Kazakistan ai quali è stato impiantato un cuore artificiale parziale (VAD) che si ricarica in modo “wireless” (senza fili) attraverso una cintura indossabile, che invia la corrente al dispositivo dentro il torace del malato. I pazienti hanno 51 e 24 anni e soffrivano di una insufficienza cardiaca terminale.

 

Massimo Massetti, Direttore Area Cardiologica Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS

Pubblicato in Medicina
Venerdì, 22 Febbraio 2019 13:38

How genes affect tobacco and alcohol use

 

 

Data from 1.2 million people reveal how tobacco and alcohol use may be linked to your genes and to various diseases. The use of alcohol and tobacco is closely linked to several diseases, and is a contributing factor in many deaths.

A recent study using data from 1.2 million people has now been published in the journal Nature Genetics. Several research groups around the world are involved, among them a group from the Nord-Trøndelag HealthStudy (HUNT) and the K.G. Jebsen Center for Genetic Epidemiology

“We discovered several genes associated with an increased use of alcohol and tobacco. We also looked at the correlation between these genes and the risk of developing various diseases and disorders,” says Professor Kristian Hveem at the HUNT Research Centre. He is also the head of the Jebsen Center and one of the study’s co-authors.

Genes and diseases

The research groups discovered a total of 566 gene variants at 406 different sites in the human genetic material that can be linked to the use of alcohol or tobacco. One hundred fifty of these sites are linked to the use of both tobacco and alcohol. Alcohol consumption was measured in terms of the number of standard alcohol units. Tobacco use was measured in the number of cigarettes per day. “The study group that was genetically predisposed to smoking was also genetically predisposed to a number of health problems, including obesity, diabetes, ADHD and various mental illnesses, whereas a genetic risk for alcohol was associated with lower disease risk. This does not imply that consuming more alcohol improves health, but indicates a mechanistic complexity that needs to be investigated further,” Hveem says.

Pubblicato in Scienceonline

Due proteine essenziali per lo splicing (il processo di “taglia e cuci” degli RNA messaggeri) fanno un doppio lavoro. Durante la divisione cellulare, quando lo splicing è sospeso, svolgono una funzione essenziale per la corretta distribuzione dei cromosomi alle cellule figlie. Lo studio, condotto da ricercatori della Sapienza e dell’Istituto di Biologia e patologia molecolari del CNR di Roma, è pubblicato su eLife

La divisione cellulare (mitosi) è un processo complesso che porta alla generazione di due cellule figlie partendo da una cellula madre. Prima della divisione cellulare il DNA, che costituisce il materiale genetico contenente tutte le informazioni necessarie per la funzionalità della cellula, è duplicato e “impacchettato” nei cromosomi, così da poter essere ripartito correttamente tra le due cellule figlie. La corretta esecuzione della mitosiè fondamentale per molti processi vitali e le alterazioni della mitosi contribuiscono ai processi di carcinogenesi.

Pubblicato in Medicina

 

 remains of adult dog in partial anatomical connection in La Serreta. Bottom: dog in anatomical connection between human skeletons, in the necropolis Bòbila Madurell.Credit: UB-UAB
 

Dog burial as common ritual in Neolithic populations of north-eastern Iberian Peninsula

Coinciding with the Pit Grave culture (4200-3600 years before our era), coming from Southern Europe, the Neolithic communities of the north-eastern Iberian Peninsula started a ceremonial activity related to the sacrifice and burial of dogs. The high amount of cases that are recorded in Catalonia suggests it was a general practice and it proves the tight relationship between humans and these animals, which, apart from being buried next to them, were fed a similar diet to humans’.

This is the conclusion of a research study led by Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) and the University of Barcelona (UB), which provides new data to describe and understand the presence of dogs in sacred and funerary spaces of the middle Neolithic in the Iberian Peninsula, and gets an insight on the relation between humans and these animals. The study has been published in the Journal of Archaeological Science: Reports.

The study analyses the remains of twenty-six dogs found in funerary structures from four sites and necropolises of the Barcelona region, and has conducted an isotopic analysis for eighteen of them, to determine whether the relation with their owners included other aspects, such as a control of their diet.

Dogs were aged between one month and six years old, predominating hose between twelve and eighteen years old, and had homogeneous sizes, between forty and fifty centimetres high. These were mainly buried in circular graves, together or near the humans, although some have been found separately in nearby graves and one was found at the entrance of the mortuary chamber. The skeletons were semi-complete in anatomical connection –only one was found as full, near a kid- without bone fractures or marks due manipulation by evisceration, or any signs of predators.

Pubblicato in Scienceonline

La ricerca condotta dalle Università di Pisa e Monastir in Tunisia è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Chemistry and Biodiversity”

 

Gli scarti agricoli delle coltivazioni possono diventare fonti di preziosi oli essenziali dalle elevate proprietà antimicrobiche, una scommessa che è diventata realtà grazie ad uno studio realizzato dalle dell'Università di Pisa e Monastir in Tunisia. La ricerca pubblicata sulla rivista “Chemistry and Biodiversity” si è concentrata sulle parti “non convenzionali” delle carote gialle ed arancioni e di alcune varietà di finocchio. In particolare dalle foglie e dai fusti senza fiori, i biotecnologi, i farmacologi ed i fitochimici delle due università hanno estratto e caratterizzato oli essenziali che si sono rivelati particolarmente efficaci contro vari microorganismi patogeni, fra cui lo stafilococco aureo, il bacillo del fieno, la almonella enterica, l’Escherichia coli e la Candida albicans. Il risultato più rilevante si è avuto con l'olio essenziale di finocchio della varietà “azoricum” che, nei confronti della candida, si è dimostrato anche più efficace del farmaco antifungino di sintesi di riferimento (amfotericina B).

Pubblicato in Ambiente
Venerdì, 15 Febbraio 2019 17:43

Human cells can change job to fight diabetes

 

For the first time, researchers have shown that ordinary human cells can change their original function. This may give new hope for diabetes patients. Traditional cell biology textbooks say that most cells can only differentiate to the same cell type, with the same function.

It seems that some of these textbooks need to be rewritten, thanks to the new results by researchers at the University of Bergen and their international partners at Université de Genève (UNIGE), Harvard Medical SchoolUniversiteit Leiden and the Oregon Stem Cell Center (OHSU).

The team’s latest study shows that the cells in the human body are much more able to differentiate into different cell types than earlier assumed. They are the first researchers ever to have managed to influence the signals in human cells, so that these cells can change their original function.
“By influencing the glucagon-producing cells in the pancreas, we made them be able to produce insulin instead. This may lead to new treatments for diabetes,” says Professor Helge Ræder, leader of theDiabetes Stem Cell Group,Department of Clinical Science, UiB.

The researchers witnessed that mice recovered from diabetes after they had human manipulated cells transplanted into their pancreas, and became sick again as soon as these cells were removed.

Pubblicato in Scienceonline
Venerdì, 15 Febbraio 2019 16:39

L’ORIGINE DEI SICULI

 

(Clamorose scoperte sull’età del bronzo siciliano: quasi tutti gli abitanti della Sicilia di quel tempo provenivano dal centro Europa)

Sull’origine dei Siculi, già presenti in Sicilia quando nell' VIII sec. a.C. vi giunsero i Greci, sembra che si stiano per squarciare le nebulose del tempo, grazie alle ricerche dell'archeologo Alessandro Bonfanti, esperto di Preistoria indoeuropea e autore di due corposi saggi sul loro conto, di prossima pubblicazione.

Mi occupo dei Siculi da una decina di anni – dice il ricercatore – e mi sono presto reso conto che i pochi studi condotti su di essi, ma in generale sulle popolazioni siciliane dell'età del bronzo e della prima età del ferro, giungono spesso a conclusioni superficiali e prive di obiettività scientifica. Per questo ho riletto le fonti che li riguardano nelle lingue originali greche e latine, imponendomi di indagare su di loro senza condizionamenti di sorta. Le analisi linguistica e antropologica hanno fatto il resto. Non dico nulla di nuovo – spiega Bonfanti – quando affermo che gli storici antichi hanno parecchio confuso sull'origine di questo popolo, a volte presentato come ligure, altre come enotrio o italico, oppure, così come per i Sicani, originari dell’isola, quasi fossero apparsi dal nulla. 

I Siculi, invece, erano una popolazione di stirpe indoeuropea e di ceppo illirico, i quali, intorno al IV millennio a.C., erano un tutt’uno con altre genti illiriche stanziate nel centro dell'Europa, sopra il corso medio del Danubio, al confine di altri macro gruppi indoeuropei: a ovest, con quelli da cui deriveranno i proto-Latini, gli Osco-umbri e i Veneti (Paleoveneti o Venetici), a est e sud-est con i precursori degli Elleni, dei Macedoni e dei Frigi, a nord con il gruppo celto-germanico. Qualche rapporto osmotico i Siculi lo avranno anche con gruppi ''Altoeuropei'' o ''Paleo-europei'' e, ancora, con ''Indoeuropei A'', a cui appartenevano i Sicani, con i quali non ebbero alcun rapporto, in quanto ostacolati dal Danubio che li divideva e lungo il quale quell’originario gruppo carpatico, detto ''A'', era stanziato a partire dalla riva meridionale del fiume.

Pubblicato in Antropologia


Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Reports, rivela che specifici RNA sono coinvolti nella Fragile X Tremor Ataxia Syndrome, malattia degenerativa che colpisce il sistema nervoso. Lo studio condotto da ricercatori della Sapienza e del Centre for Genetic Regulation di Barcellona, può migliorare la nostra comprensione di malattie complesse fornendo speranze per nuove cure.
Gravi malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la SLA, sono associate ad aggregati tossici di proteine che impediscono il corretto funzionamento delle cellule cerebrali. Una nuova ricerca mette in luce il ruolo in questo processo di “ammassamento” proteico nocivo delle molecole di acido nucleico come l’RNA.

Lo studio, realizzato dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, in collaborazione con il Centre for Genetic Regulation di Barcellona, ha svelato, con modelli teorici ed esperimenti in laboratorio, il ruolo di uno specifico RNA in una malattia neurodegenerativa chiamata Fragile X Tremor Ataxia Syndrome, o FXTAS, caratterizzata da un tremolio intenzionale e ataxia (movimenti scoordinati). I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports.

Pubblicato in Medicina
 

Prima dell’accoppiamento sembra si corteggino per giorni e che al risveglio si salutino con una ‘danza’. Sono i cavallucci marini, quelle 54 specie di piccoli pesci che vivono in acque basse, che da sempre ispirano curiosità per la loro buffa forma e hanno molto da insegnare su amore e “vita di coppia”.


Per questo, a San Valentino, il WWF ha deciso di raccontare qualcosa in più su questo curioso animale.

I cavallucci marini si nutrono di piccoli crostacei che galleggiano nell’acqua o strisciano sul fondo, catturati grazie alla loro capacità di mimetizzarsi e a un’enorme pazienza. Ogni volta che ingeriscono qualcosa producono un “click”, lo stesso suono che si ascolta quando interagiscono fra loro. Al sorgere del sole, la coppia di cavallucci marini si dà il buongiorno con una “danza nuziale” di circa 6 minuti: un rituale mattutino utile per riallacciare i rapporti con il compagno. Il maschio e la femmina, mentre danzano, cambiano colore passando da un arancione sbiadito a uno brillante e spesso si attaccano con la coda agli steli delle alghe, che offrono riparo. Quando il maschio è pronto, i cavallucci si accoppiano, ma è la femmina a depositare fino a 1.500 uova nella sacca del maschio, che le cova dai 9 ai 45 giorni e partorisce i piccoli in acqua.

Pubblicato in Ambiente

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