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Researchers from Osaka University have been able to simultaneously detect two types of microRNA modification while sequencing single RNA molecules.

Osaka, Japan – After a gene is transcribed into RNA, modifications can occur to the subunits or “bases” that make up the RNA molecule, which can affect its structure and function. The study of these changes is known as “epitranscriptomics.” These base modifications can occur to most types of RNA molecule, including microRNAs.

Now, a research group at Osaka University, led by Professor Masateru Taniguchi and Professor Hideshi Ishii, have sequenced a microRNA that is a marker for “refractory” gastrointestinal cancer, which does not respond to treatment. They were able to directly detect two types of chemical base modifications simultaneously using a single-molecule quantum sequencer.

MicroRNAs are small non-coding RNA molecules that play a regulatory role by interfering with and suppressing the expression of a gene. Base modifications to microRNAs can affect how they are processed and the efficiency by which they can suppress their targets, altering their function. These modifications are therefore important for understanding the functions of RNAs but have previously proved hard to detect.

Pubblicato in Scienceonline

Il Monte Polizzo - Photo J.L.Berry



How should we relate to the traditional historiography on ancient Sicily? The prevailing view has been that the indigenous population had neither territory, power nor economic resources. But with the aid of interdisciplinary methods, a new thesis shows that trade was a big part of the economy for the inhabitants of the settlement of Monte Polizzo.

In general, historiography concerning ancient Sicily is overwhelmingly Greco-centric, i.e. focused on its Greek immigrants. Because the indigenous population’s architectonic remains are relatively invisible, whilst those of the Greek immigrants are monumental, the accepted historiography has been that the indigenous population had neither territory, power nor economic resources. It was instead accepted that as soon as the Greeks had established themselves on the island (on the western side in 628BCE) they colonised and controlled the majority of the Sicilian lowlands, the economy and thus also the indigenous population.

Pubblicato in Scienceonline

 

Team di ricercatori di Padova e Torino individua nella Latrophilina 2 il recettore in grado di contenere le metastasi grazie alla formazione di una barriera endoteliale nei vasi sanguigni.
Ricercatori delle Università di Padova e Torino hanno scoperto che il processo che porta alla formazione e allo sviluppo dei vasi sanguigni e della funzione vascolare è regolato dal recettore Latrophilina 2 (LPHN2) il quale, agendo da aggregatore cellulare, è in grado di determinare – attraverso specifici segnali - la formazione di una efficace barriera endoteliale che potrebbe costituire un impedimento alla metastasi cellulare dei tumori. Le patologie vascolari sono tuttora la prima causa di morte nel mondo occidentale. Indagare quali sono i meccanismi molecolari coinvolti nello sviluppo e differenziamento del sistema vascolare è quindi di primaria importanza per identificare nuove patologie e curare quelle già esistenti. L'angiogenesi consiste nello sviluppo di nuovi vasi sanguigni a partire da altri già esistenti.

Pubblicato in Medicina
Mercoledì, 29 Settembre 2021 11:35

IL 10 OTTOBRE TORNA URBAN NATURE

 

Domenica 10 ottobre in Italia torna la festa della natura in città, sono già 60 le adesioni e l'evento centrale sarà a Roma

 

VOGLIAMO CITTÀ CON PIÙ NATURA
EVENTO CENTRALE ALL’ORTO BOTANICO DI ROMA
Le nostre città devono diventare nature-positive e amiche del clima: è con questo messaggio che il WWF lancia la quinta edizione di Urban Nature in vista della manifestazione che animerà i grandi e i piccoli centri in tutta Italia in occasione della Festa della Natura in città, prevista per quest’anno domenica 10 ottobre. Per avere città con più natura, più salubri e più sicure nell’epoca della pandemia da COVID e dei fenomeni estremi causati dal cambiamento climatico. Quest’anno la Festa della Natura in Città del WWF arriva alla vigilia di un momento importante a livello su scala globale, l’apertura (lunedì 11 ottobre) della Conferenza delle Parti sulla Biodiversità (a Kunming in Cina), convocata per arrestare e invertire la curva della perdita di natura.

La mappa degli eventi 

Pubblicato in Ambiente


Un’équipe di ricercatori del Cnr-Ibbc ha identificato il ruolo anti-invecchiamento neurale e di mantenimento della produzione di neuroni svolto in vivo da questa molecola. I risultati sono pubblicati su Frontiers in Cell and Developmental Biology.

Il cervello dei mammiferi continua a generare neuroni per tutta la vita, a partire da cellule staminali neurali, in due zone specifiche dette nicchie neurogeniche: il giro dentato dell’ippocampo e la zona subventricolare. Un team dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrIbbc), guidato da Felice Tirone e Laura Micheli in collaborazione con Giorgio D’Andrea e Manuela Ceccarelli, si è chiesto se vi fossero dei geni particolarmente coinvolti nel mantenimento della produzione di neuroni nell’anziano. A questo scopo i ricercatori hanno utilizzato un modello di invecchiamento in vivo, con ridotta produzione di cellule staminali e neuroni del giro dentato dell’ippocampo e conseguente riduzione della capacità mnemonica.

Pubblicato in Medicina
Martedì, 28 Settembre 2021 08:46

Antidepressants Inhibit Cancer Growth in Mice



Classic antidepressants could help improve modern cancer treatments. They slowed the growth of pancreatic and colon cancers in mice, and when combined with immunotherapy, they even stopped the cancer growth long-term. In some cases the tumors disappeared completely, researchers at UZH and USZ have found. Their findings will now be tested in human clinical trials.

Serotonin is a neurotransmitter that is also known as the happiness hormone because of its beneficial effects on mood. In depressed people, the concentration of serotonin in the brain is reduced. The hormone also influences many other functions throughout the body. The majority of the serotonin is not located in the brain, but is stored in the blood platelets. Serotonin reuptake inhibitors (SSRIs), which are used to treat depression, increase serotonin levels in the brain but decrease peripheral serotonin in platelets.

SSRIs slow tumor growth
The involvement of serotonin in carcinogenesis was already known. Until now, however, the underlying mechanisms had remained obscure. Now, researchers at the University of Zurich (UZH) and University Hospital Zurich (USZ) have shown that SSRIs or other drugs that lower peripheral serotonin levels can also slow cancer growth in mice. “Drugs that are already approved for clinical use as antidepressants could help improve treatment of hitherto incurable pancreatic and colorectal cancers,” says Pierre-Alain Clavien, director of the Department of Surgery and Transplantation.

Pubblicato in Scienceonline


Dai maggiori esperti italiani, coordinati dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, una guida per i pediatri su diagnosi e terapie appropriate. Lo studio pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics.
È un’infezione batterica che si insinua nelle ossa dei bambini, 4 ogni 100.000. Se non ben curata, può avere esiti anche molto gravi. È l’osteomielite ematogena acuta non complicata, per la cui cura, fino ad oggi, erano disponibili solo indicazioni frammentarie e molto eterogenee. Da uno studio coordinato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù arriva un nuovo strumento per i pediatri. I maggiori esperti italiani, analizzando la letteratura scientifica esistente, hanno individuato le terapie più efficaci per evitare ricoveri inutili, prolungati e soprattutto la degenerazione della malattia. Lo studio, pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics, è open access e contiene una serie di tabelle con la classificazione dei batteri che causano l’infezione, gli antibiotici più adatti al caso, dosaggi, tempi e modalità di somministrazione.

 

L’INFEZIONE CHE “MANGIA” LE OSSA

L’osteomielite ematogena è un’infezione causata da un gran numero di batteri (lo stafilococco tra i più comuni) che penetrano nelle ossa, corrodendole, attraverso fratture, ferite o per via di infezioni in altre partidel corpo. Colpisce soprattutto i bambini in età prepuberale, circa 3-4 ogni 100.000, è più frequente nelle ossa degli arti e si manifesta con sintomi molto vari tra cui febbre, dolore nell'area dell'infezione, tumefazione e difficoltà di movimento. L’individuazione del batterio responsabile è spesso complessa: in attesa dell’esito delle indagini di laboratorio e imaging, ai bambini con osteomielite viene somministrata una terapia empirica per poi passare alla cura specifica. La diagnosi tempestiva e un trattamento appropriato sono fondamentali per minimizzare il rischio di complicanze gravi.

Pubblicato in Medicina


L’Atlante, al quale ha contribuito anche la Sapienza con il Dipartimento di Scienze della Terra, è stato presentato alla Camera dei deputati nell’ambito del progetto MaGIC (Marine Geohazards along the Italian Coasts).
Il 27 settembre 2021, presso la Camera dei deputati, è stato presentato il progetto MaGIC (Marine Geohazards along the Italian Coasts) nell'ambito del quale è stato illustrato l’Atlante dei lineamenti di pericolosità geologica dei fondali marini italiani realizzato da tre Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche, che è anche coordinatore del progetto, sette università e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS). MaGIC è finanziato dal Dipartimento della protezione civile con 5.25M€. Responsabile scientifico del progetto è Francesco L. Chioci, docente del Dipartimento di Scienze della Terra, associato al Cnr.

Il mondo sottomarino, grazie alle nuove tecnologie, sta sempre più svelando i suoi segreti e quello che appare non è sempre tranquillizzante. I mari italiani, a causa della geologia attiva, sono infatti caratterizzati da fondali spesso in frana, solcati da profondi canyon dove si riversano valanghe di detriti, specie in occasione di terremoti o grandi piene fluviali, formando una sorta di fiumi di fango che scorrono sui fondali, erodendoli. Altra caratteristica del nostro Paese è la presenza di stretti (come quello di Messina) dove forti correnti accelerano facendo migrare grandi dune di sabbia o di ghiaia.

Pubblicato in Ambiente

 

La Food and Drug Administration (FDA) approva l'utilizzo della tecnologia di gene-editing messa a punto presso la Temple University, dal Prof. Kamel Khalili in collaborazione con il gruppo del Prof. Pasquale Ferrante dell’Università Statale di Milano, e apre la strada alla prima sperimentazione della terapia basata su CRISPR per l'eliminazione dell'HIV nei pazienti umani.


Negli ultimi sette anni, il prof. Kamel Khalili ed il suo gruppo di ricercatori della Lewis Katz School of Medicine della Temple University di Philadelphia (USA) hanno sviluppato e perfezionato, anche in collaborazione con il prof. Pasquale Ferrante ed il suo gruppo di ricerca dell’Università Statale di Milano, la tecnologia di gene-editing basata su CRISPR, per il trattamento dell'infezione da HIV, attraverso l'eradicazione del genoma del virus da quello delle cellule infettate.

Pubblicato in Genetica

 

Pubblicato sulla rivista EBioMedicine, edita da The Lancet, uno studio italiano*, il più ampio mai realizzato sulla vaccinazione anti-Covid nei pazienti con sclerosi multipla. I risultati della ricerca multicentrica nazionale, coordinata dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dall’Università di Genova e cofinanziata da AISM con la sua Fondazione, dimostrano che alcuni farmaci per la cura della sclerosi multipla riducono gli anticorpi sviluppati in seguito al vaccino anti-Covid. Questi risultati sono rilevanti per la gestione di pazienti fragili in trattamento con farmaci che frenano l’azione del sistema immunitario.


Vaccino e sclerosi multipla: è italiano il più grande studio al mondo


Alcune cure riducono la capacità di fare anticorpi ma la maggior parte dei farmaci ne permette il normale sviluppo. Ricerca apripista per le altre malattie autoimmuni.

Nei pazienti con sclerosi multipla (SM) sottoposti alla doppia dose di vaccino anti-COVID, alcuni farmaci riducono gli anticorpi specifici. Lo dimostra per la prima volta una ricerca italiana che ha coinvolto 35 centri nazionali per la SM, coordinati dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dall’Università di Genova, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista EBioMedicine. Lo studio è stato cofinanziato da AISM con la sua Fondazione (FISM).

Dopo un mese dalla seconda dose, la maggior parte dei pazienti vaccinati con Moderna o con Pfizer ha una copertura anticorpale elevata contro COVID-19. La percentuale si riduce in chi è trattato con fingolimod (93%), rituximab (64%) e ocrelizumab (44%). In tutti i pazienti, senza distinzione di età, sesso e tipo di terapia, è stato osservato che Moderna determina livelli anticorpali 3.2 volte più alti rispetto a Pfizer. Questo è il primo grande studio che analizza la vaccinazione anti-COVID nell’ambito della SM e i suoi risultati gettano le basi per la gestione dei pazienti neurologici fragili in trattamento con farmaci che inibiscono il sistema immunitario.

“La sclerosi multipla è una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario aggredisce la mielina che riveste i nervi provocandone un progressivo malfunzionamento cui segue nel tempo la comparsa di disabilità - spiega la prof.ssa Maria Pia Sormani, del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova, coordinatrice principale dello studio – “In Italia ne soffrono circa 130.000 persone, con una incidenza di circa 3.600 nuovi casi all’anno e in tre casi su quattro si tratta di donne. Al momento non esistono cure definitive, ma terapie che consentono di rallentare il decorso della malattia e quindi la comparsa di disabilità, motorie e non solo, soprattutto modulando l’attività delle cellule del sistema immunitario”.

Lo studio

I pazienti con sclerosi multipla sono stati inseriti nella categoria dei ‘pazienti fragili’ con vaccinazione anti-COVID prioritaria; tuttavia finora, a eccezione di risultati preliminari arrivati da Israele, primo paese al mondo ad aver avviato la campagna vaccinale, non era noto l’effetto dei vaccini sui pazienti con SM. La ricerca italiana ha coinvolto 780 pazienti con SM, suddivisi in 12 gruppi in base al tipo di terapia ricevuta, che si sono sottoposti volontariamente alla vaccinazione anti-COVID, 594 con Pfizer e 186 con Moderna.

“Il dosaggio degli anticorpi anti-COVID è avvenuto dopo 4 settimane dalla seconda dose del vaccino, quando cioè si dovrebbe avere la più alta produzione di anticorpi – precisa Sormani - I risultati dimostrano che fingolimod, rituximab e ocrelizumab, inibiscono la produzione di anticorpi in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19. Nei pazienti trattati con tutti gli altri farmaci i livelli sono normali. Inoltre, i pazienti vaccinati con Moderna hanno livelli di anticorpi di oltre 3 volte maggiori rispetto a quelli ottenuti con il vaccino Pfizer”.

 

Livelli anticorpali RBD post-vaccinazione in relazione al tipo di vaccino. Note: ga=glatiramer-acetate, ifn=interferon, alem=alemtuzumab, clad=cladribine, dmf=dimethyl-fumarate, teri=teriflunomide, rtx=rituximab, fty=fingolimod, ocre=ocrelizumab.

 

“Lo studio prosegue con il completamento della raccolta dei campioni sui 2.000 pazienti arruolati e la valutazione del follow up clinico – aggiunge Sormani - Il nostro obiettivo infatti è prima di tutto verificare che le persone con SM non sviluppino il COVID in forma severa, in particolare quelli che hanno prodotto bassi livelli anticorpali”.

“Non sappiamo ancora – prosegue Antonio Uccelli, neuroimmunologo e Direttore Scientifico del San Martino - se la riduzione di anticorpi contro il COVID si traduca in una minore efficacia del vaccino. A questo proposito è fondamentale monitorare clinicamente i pazienti e studiare la risposta al vaccino mediata da altri tipi di cellule immunitarie, per esempio i linfociti T, che potrebbe garantire comunque una protezione sufficiente”.

 

L'alleanza Covid-19 e SM

La Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ha finanziato questo studio nell’ambito della Alleanza italiana di ricerca promossa con il “Registro Italiano Sclerosi Multipla”, la Società Italiana di Neurologia (SIN) con il Gruppo di Studio Sclerosi Multipla (il network di tutti i Centri Sclerosi Multipla italiani) e l’Associazione Italiana di Neuroimmunologia (AINI): insieme hanno sottoscritto un’Alleanza per promuovere un’agenda di ricerca sull’impatto dell’infezione da COVID-19 nelle persone con SM e, in particolare, la relazione tra COVID-19 e farmaci modificanti la malattia e vaccinazione.
“Questa alleanza è fondamentale perché sta dando impulso a studi più approfonditi per chiarire questi ulteriori quesiti scientifici che ci daranno a breve il quadro completo utile a prendere tempestive decisioni cliniche” spiega la Dott.ssa Paola Zaratin, Direttore Scientifico della FISM.


“Questo prestigioso studio condotto dal San Martino e dall’Università di Genova con la rete italiana dei Centri SM si colloca in questo piano di ricerca utile a capire come le terapie influenzino l'infezione da SARS-CoV-2 in persone con sclerosi multipla e come SARS-CoV-2 stesso influenzerà la sclerosi multipla. Un’emergenza che vede il mondo della ricerca fare i suoi importanti passi per debellare questo virus e per questo noi della FISM, grazie al contributo di tutti i cittadini, diamo tutto il nostro sostegno finanziando in maniera prioritaria questo filone di studi su cui l’alleanza ha già individuato le priorità strategiche di ricerca” dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM.

Lo studio è stato un grande successo della rete italiana dei centri SM, che in modo compatto e rapido si è unita per raccogliere dati importanti da rendere pubblici velocemente per l’intera comunità mondiale.

“Tutti hanno fatto uno sforzo che va al di là dei propri doveri istituzionali, dal personale infermieristico che si è prestato a fare prelievi extra, al personale amministrativo che ha accelerato le pratiche per avere le approvazioni necessarie allo studio, alla FISM che ha rapidamente finanziato lo studio, aiutando capillarmente i centri coinvolti, a tutti i neurologi che spesso hanno fatto personalmente i prelievi e inserito i dati durante i week end, fino ai pazienti che volontariamente sono tornati, un mese dopo la vaccinazione, per sottoporsi al prelievo” precisa Irene Schiavetti, ricercatrice dell’Università di Genova e co-responsabile del coordinamento dello studio e della raccolta dati.

 

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