“Il passaggio dalla pittura a tempera a quella ad olio fu legato certamente ad un cambiamento del gusto e tuttavia non è ancora chiaro come avvenne e perché, né sappiamo esattamente cosa accadde nella fase di transizione durante la quale furono usate tecniche miste che prevedevano l’uso congiunto di uovo e olio”, dice la professoressa Ilaria Bonaduce del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’Università di Pisa.
Oltre a Pisa, la sperimentazione del progetto sarà condotta a Madison-Wisconsin dove la dottoressa Rafaella Georgiou, vincitrice della borsa post-dottorato Marie Curie, lavorerà nei prossimi due anni sotto la supervisione del professore Uwe Bergmann.
Per rivelare la composizione atomica e molecolare degli strati pittorici dei capolavori del Rinascimento costituiti da proteine, oli siccativi e pigmenti saranno usate, in combinazione con la spettrometria di massa, tecniche all’avanguardia come il X-ray Raman Scattering (XRS) ad alta risoluzione, l'imaging di speciazione chimica XRS 2D e 3D e la microscopia a scansione in trasmissione di raggi X che si avvalgono delle sorgenti di sincrotrone. Le risposte che emergeranno grazie al progetto potranno servire per ottimizzare tecniche di conservazione e restauro, ma soprattutto getteranno nuova luce su questa rivoluzione artistica dell’Italia del Rinascimento.