L’importanza della musica nel ricordo di eventi, situazioni e persone è grandissima, così come la sua forza emotiva. Il motivo è che il cervello umano immagazzina suoni e ricordi in un’area ben precisa, la quale, sollecitata dai suoni, ritrova pensieri, ricordi ed emozioni legate alla musica.
Così ascoltare una canzone può essere come fare un tuffo nel passato, una situazione che è capitata e capita a tutti, una cosa talmente comune da suscitare la curiosità e l’interesse da parte di alcuni ricercatori americani dell’Università di Davis, in California, che, non accontentandosi della semplice esperienza, hanno cercato una spiegazione scientifica al legame tra musica e ricordi.
Un esperimento su un gruppo di 13 studenti sottoposto ad una risonanza magnetica funzionale nel momento dell’ascolto di alcune canzoni, è stato così condotto: le canzoni (un campione di 100 fra le più famose degli ultimi anni) sono state scelte fra quelle del periodo in cui i soggetti avevano un’età compresa fra gli 8 ed i 18 anni, prendendo in esame quindi un periodo fondamentale della loro vita di bambini ed adolescenti, ed il loro ascolto doveva essere in seguito riferito in collegamento ad uno o più ricordi.
Ogni giovane ha riconosciuto una media tra le 17 e le 30 canzoni del campione proposto, di cui una media di 13 legate a ricordi familiari o personali in genere piacevoli (canzoni imparate a scuola o a casa, quelle legate alle vacanze, al primo innamoramento e così via).
Nel caso di particolari emozioni la risonanza magnetica ha rilevato un aumento dell’attività della corteccia prefrontale mediana, la stessa dove tali ricordi si conservano e che infatti è quella parte del cervello che negli anni si deteriora più lentamente, permettendo a molti ricordi legati ai suoni di permanere intatti e pronti a venir fuori al momento dell’ascolto di una canzone.
Questa scoperta, già importante di per sé, va ad avvalorare e rinforzare il progetto musicoterapico legato all’ascolto della musica nel trattamento delle malattie degenerative, come per esempio quella di Alzheimer, così che il paziente può ritrovare la sua memoria, la sua storia e la sua personalità che a causa della malattia sembrava aver perduto per sempre.
Marina Pinto