Di sifilide si ammalarono persone di tutti i ceti sociali, e moltissimi aristocratici furono colpiti dal “mal francese”, come era anche chiamata in Italia la terribile malattia. “La scoperta della sifilide di Maria Salviati arricchisce la storia della famiglia Medici di un dato finora sconosciuto, mostrando tutte le potenzialità della ricerca paleopatologica in campo storico-medico”, afferma Valentina Giuffra, direttore della Divisione di Paleopatologia dell’Ateneo pisano.
Lo studio è stato pubblicato sul numero di giugno della prestigiosa rivista “EmergingInfectiousDiseases” del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, ed è stato ritenuto così interessante da guadagnare la copertina del periodico scientifico. Gli autori sono Antonio Fornaciari, Raffaele Gaeta, Simona Minozzi e Valentina Giuffra.
La sifilide costituisce oggi una malattia infettiva riemergente, pericolosamente in espansione anche nel mondo occidentale a causa della scarsa attenzione alla prevenzione e alla protezione nei rapporti sessuali. Antonio Fornaciari, primo autore del lavoro, spiega: “La scoperta della sifilide di Maria Salviati permette di approfondire l’impatto sociale e culturale della sifilide sulla società rinascimentale. Una malattia che non era considerata con imbarazzo per gli uomini, era invece socialmente stigmatizzata per le donne e considerata sintomo di dissolutezza morale. La malattia di Maria Salviati, anche fosse stata diagnosticata, non poteva essere divulgata. In un momento storico così delicato, in cui Cosimo I in cerca di legittimazione politica stava gettando le basi del Granducato di Toscana, non poteva passare il messaggio che la madre del futuro granduca fosse malata di sifilide”.