Evoluzione dell’evoluzionismo: gli anni del “dopo Darwin”. Parte seconda: la Germania.

Nel precedente articolo si è parlato di un “pensiero creativo” che si sviluppò in Europa a seguito dell’affermarsi delle teorie darwiniste. Questa seconda parte è dedicata ai post darwinisti in Germania, paese in cui la gestazione del pensiero ecologico (strettamente connesso agli assunti evoluzionisti) corrispose all’avanzamento della tecnologia, allo sviluppo economico e al diffondersi dell’istruzione tecnica mirata alla formazione dei nuovi dirigenti d’industria. Lo scenario era di grande espansione per le università tedesche ed era coerente all’ondata di finanziamenti per le imprese: dai 12.374 iscritti del 1848 il numero era aumentato, nel 1908, fino a 46.632, tra cui numerose donne. I politecnici rappresentavano le nuove energie del XIX secolo: nel 1872 fu fondata l’università di Strasburgo, ai primi del ‘900 la Westfalische Wilhelm Universität, l’Accademia di Poznan fu istituita nel 1903 e quella di Francoforte nel 1914.

Il Paese vantava dunque un grado di istruzione molto elevato, con la conseguente diffusione di testi scientifici divulgativi, mentre la vita quotidiana era stata positivamente sconvolta dalla scoperta dell’elettricità: nelle industrie, nelle strade, nelle case, la lampadina a filamento e i primi elettrodomestici, il telefono, l’acqua corrente, avevano accresciuto le speranze nel “progresso”. Tanto febbrile era l’attesa di questo XX secolo, che allo scadere della mezzanotte del 31 dicembre 1899 molti non sapevano se brindare ad una nuova vita o alla fine del mondo. La fede nella tecnica, per cui tutto era fattibile, e nella scienza, per cui tutto era spiegabile, aveva prodotto un sentimento ibrido di fiducia mista a paura (G.Wilson nel 1862 aveva persino dedicato al progresso il saggio “La religione della chimica”).


Al contempo l’illusione del dominio della materia si alternava al generale spavento per la nuova povertà nella società industriale, una società famelica di cambiamenti e di “moda”, pronta a divorare ogni risorsa per la perfezione del futuro. Al Manifesto del futurismo (1909) di F.T. Marinetti corrispondesero in Germania le avanguardie artistiche: a Dresda Die Brücke (“il ponte”) e a Monaco Der blaue Reiter di cui fece parte anche Kandinskij. Nella pittura nacquero i precursori della Art Nouveau, i cosiddetti “nabis” (dall’ebraico nabiim, i profeti) dalla forte componente esoterica.
Parallelamente ai movimenti artistici, nella cultura tedesca si assisteva alla crescita di un fenomeno, quello dell’associazionismo, che nelle sue manifestazioni più importanti fu rinominato addirittura Lebensreform, “riforma della vita”. L’ attività che oggi potremmo definire di “dopolavoro” (si distribuivano libri, si insegnava letteratura o si faceva teatro) fu presto caratterizzata da sostanziali appartenenze ideologiche:  da una parte i socialdemocratici, ovvero quei “nemici del Reich” odiati da Bismarck, dall’altra gruppi che, sostenendo la necessità di indirizzare l’evoluzionismo anziché subirlo, si schierarono con l’eugenetica e l’importanza di una selezione “scientifica” di igiene razziale.


Come visto nel precedente articolo, Ernst Haeckel aveva formulato da pochi anni la teoria biogenetica, basata sul parallelismo tra lo sviluppo embrionale e lo sviluppo della specie a cui esso appartiene e ciò aveva messo in discussione o quanto meno aveva posto su un piano di successive elaborazioni le modificazioni studiate da Darwin, spostando la filogenesi su un piano storico in cui convergevano l’ereditarietà (riproduzione) e l’adattamento (nutrizione) nello sviluppo embrionale.


L’affascinante teoria (ricordiamo che all’epoca le scoperte di Mendel non erano ancora diffuse nel mondo scientifico) del “monista” Haeckel aveva incontrato l’anelito, specificamente tedesco, ad una anima universale in cui tutto potesse convergere in virtù del legame tra forza e materia, viste come “semplici manifestazioni della medesima essenza universale, la sostanza”.
Allo stesso tempo, però, l’eterna lotta d’ognuno contro tutti (in cui “migliaia di animali e piante soccombono ogni giorno affinché alcuni individui eletti possano sussistere e godere della vita”) non venne negata, anzi, venne legittimata nell’ambito ideologico Volk assumendo con gli anni forme radicali, spesso antisemite, soprattutto dopo l’incontro tra il fenomeno del darwinismo sociale e l’eugenetica portata avanti da Houston Stewart Chamberlain (1855 – 1927).


Il nazionalista romantico Paul de Lagarde (1827 – 1891) ed il suo allievo Julius Langbehn (1851- 1907) avevano del resto condizionato i movimenti giovanili tedeschi “ecologisti” e sostenitori di un ritorno alla natura (i Vanderwogel, gli “uccelli migratori” della Rivoluzione Conservatrice della destra tedesca) mentre le idee moniste (“ogni cellula, per quanto autonoma, è subordinata al corpo come totalità”) aveva aperto la porta di un particolare laboratorio in cui la vita organica era sottoposta alle leggi della subordinazione necessaria.


Il primo Congresso Internazionale dei Monisti si svolse quindi ad Amburgo nel settembre del 1911 sotto la presidenza di Wilhelm Ostwald (1853 - 1932), premio Nobel per la chimica nel 1909. Nel 1894 Ostwald aveva fondato la “Società Elettrochimica Tedesca” (poi Deutsche Bunsen-Gesellschaft für angewandte physikalische Chemie) ponendosi come ideale prosecutore dell’opera di divulgazione perseguita da Haeckel. Anche la sua casa (chiamata Energy House) nei pressi di Lipsia, fu trasformata dopo la sua morte in un museo comprendente anche ricerche pittoriche sul colore. I suoi saggi scientifici (L’imperativo energetico, La moderna filosofia naturale, La piramide della scienza) erano rivolti alla classe media tedesca, non soltanto al mondo accademico o ai ricchi imprenditori e fungevano da catalizzatore in un ideale processo di rinnovamento che fu troncato socialmente dagli esiti disastrosi della Prima Guerra Mondiale.


Nel frattempo in Germania andava emergendo una diversa “filosofia della natura” impostata sulla Lebensphilosophie rappresentata da Klages (il cui pensiero fu fortemente influenzato da Nietzsche e Bachofen): il pensiero vitalista si era già affermato in Francia con Henri Bergson (1859-1941) e la sua teoria dell’élan vital e della évolution créatrice, mentre l’ungherese Melchior Palàgy (amico di Klages) proseguiva nelle sue ricerche sulla meccanica celeste. Feroce avversario del “tintinnare di catene che imprigiona l’Io, al centro di caldaie surriscaldate dalla vitalità”, il filosofo Ludwig Klages (1872 – 1956) contribuì suo malgrado alla rilettura dell’eredità post evoluzionista in Germania. L’epicentro della vita culturale si era infatti spostato a Monaco, nel quartiere di Schwabing (peraltro frequentato anche dai futuri fondatori del partito nazionalsocialista, Hitler per primo) in cui si svolgevano, presso la Kosmische Runde (“cerchia cosmica”) guidata da Klages, dei  veri e propri riti di adorazione della Erdmutter.


Il culto misticheggiante della Madre Terra (incontrandosi con le teorie moniste e la biologia evoluzionistica in ambito scientifico-filosofico) diede luogo, a questo punto, ad un “vitalismo” sui generis che fuse il paganesimo Völkisch con una sorta di sacralizzazione del mito del sangue (die Blutleuchte). La società tedesca andava rapidamente volgendo, ormai, verso il regime nazista: il concetto darwinista di evoluzione si era innestato su una componente culturale che dall’idealismo era sfociata nel misticismo e nei culti esoterici, oppure nelle istanze nazionaliste condivise dallo stesso Haeckel. Al contempo si erano diffusi, nella buona borghesia, i circoli teosofici (celebre fu quello di M.me Blavatsky) cui parteciparono personalità quali il “goethiano” nonché monista di formazione Rudolf Steiner (1861 -1925), autore di saggi impostati ad una interpretazione più “spirituale” delle scienze naturali: “Il settore del mondo che percepisco come soggetto è attraversato dalla corrente del divenire universale. Per il mio percepire io sono in un primo tempo chiuso entro i limiti della mia pelle. Ma ciò che vi è entro la pelle fa parte del cosmo come un tutto”. Il pensiero evolutivo di Steiner si può riassumere con le sue stesse parole: “La natura fa dell’uomo un semplice essere naturale; la società ne fa un essere agente secondo certe leggi; un essere libero può farsi solo da se stesso: ognuno di noi è chiamato allo spirito libero, come ogni germe di rosa è chiamato a diventare rosa” (R.Steiner, Filosofia della libertà).
Tuttavia il darwinismo in Germania fu troppo spesso collegato alla necessità del processo di selezione e di affermazione della specie più forte: di questo, purtroppo, la Storia ne conserva intatte ancora oggi le terribili cicatrici. (Fine seconda parte)

 

Luisa Sisti

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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