
Scienza generale (153)
La memoria episodica dei delfini, così simile a quella umana, può aiutarci a capire l'evoluzione dei nostri ricordi
01 Ago 2022 Scritto da Università degli studi di Torino
Lunedì 25 luglio è stato pubblicato, sulla prestigiosa rivista Current Biology, uno studio di psicologia comparata intitolato Episodic-like memory in common bottlenose dolphins (Tursiops truncatus). Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, in collaborazione con alcuni etologi marini del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università degli Studi di Torino e del Parco Zoomarine di Roma, ha scoperto che i delfini appartenenti alla specie Tursiops truncatus sono capaci, senza nessun bisogno di addestramento specifico, di ricordare informazioni su “dove” e su “chi” ha dato loro un oggetto. Questi risultati suggeriscono che i delfini, in modo simile agli umani, hanno una “memoria episodica” ovvero una memoria che contiene informazioni datate temporalmente e spazialmente.
Femmine e maschi, ecco come ricordiamo
01 Ago 2022 Scritto da Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc)Uno studio sulle differenze nella memoria tra i due sessi, coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr e dal Telethon Institute of Genetics and Medicine di Fondazione Telethon, in collaborazione con altri Istituti del Cnr e con altre strutture di ricerca, ha permesso di identificare il meccanismo cerebrale attraverso il quale si decide quante informazioni ricordare durante l’apprendimento spontaneo. La ricerca è pubblicata su Nature Communications
Cosa succede quando abbiamo tante informazioni da ricordare? Per anni abbiamo pensato che si potessero memorizzare ripetendo, studiando e ripassando. Ma cosa succede con le esperienze uniche, che non viviamo con l’intenzione di ricordarle? Per esempio, un ristorante dove abbiamo mangiato benissimo, del quale però non rammentiamo nome né indirizzo? Sull’argomento è stato pubblicato su Nature Communications uno studio, coordinato da Elvira De Leonibus dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e del Telethon Institute of Genetics and Medicine (Tigem) della Fondazione Telethon, che ha rivelato come la quantità di informazioni influenzi la nostra capacità di ricordare a lungo termine in condizioni di apprendimento spontaneo.
I ricercatori svelano come le zanzare penetrano la pelle per arrivare ai vasi sanguigni. Si aprono interessanti prospettive per la lotta al fastidioso insetto.
Il tormento estivo delle punture di zanzare potrebbe ridursi presto. Questo l’auspicio dei risultati ottenuti nei laboratori di Paolo Gabrieli (Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano) e Federico Forneris (Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, Università di Pavia), quest’ultimo rientrato dall’Olanda attraverso un finanziamento della Fondazione Armenise-Harvard. Si è scoperto infatti il meccanismo che consente alle zanzare di irrigidire il labbro (ossia il “pungiglione”) così da poter succhiare il sangue.
Tritone italiano. Credit Emiliano Mori
Uno studio internazionale a cui ha partecipato l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr ha scoperto una correlazione profonda tra l’ambiente e il processo di invecchiamento di alcune specie che possono allocare maggiori quantità di energia alla sopravvivenza piuttosto che alla protezione dell’organismo, allungando la propria aspettativa di vita. La ricerca è pubblicata su Science
Il processo di invecchiamento, in alcune specie di rettili e anfibi, può dipendere direttamente dalle condizioni ambientali in cui si trovano. È quanto emerge da due studi, pubblicati sulla rivista Science e condotti da team internazionali, a cui ha partecipato l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret).
Nel primo lavoro, il gruppo di ricerca ha eseguito un’analisi comparativa dei tassi di invecchiamento e della durata della vita nei tetrapodi a sangue freddo, utilizzando i dati disponibili in letteratura su 77 specie e 107 popolazioni selvatiche di rettili e anfibi, tra cui tartarughe, serpenti e coccodrilli. In particolare, il Cnr-Iret ha studiato una popolazione di tritone crestato che vive sui Poggi di Prata, nelle colline metallifere del Grossetano.
“Le operazioni di monitoraggio hanno coperto un arco temporale di 19 anni in cui abbiamo cercato di capire in che modo la termoregolazione, la temperatura ambientale, il corredo genetico e il ritmo di vita contribuiscano all'invecchiamento degli animali”, spiega Emiliano Mori, ricercatore del Cnr-Iret. “Abbiamo così scoperto che le specie ectoterme, in cui la temperatura corporea dipende dall'ambiente esterno, mostrano una maggiore diversità di tassi di invecchiamento rispetto a quelle endoterme, la cui temperatura corporea è invece regolata dalla produzione di calore metabolico interno. Nelle prime la longevità media stimata varia da 1 a 137 anni, nei primati questo valore è compreso tra 4 e 84 anni”.
Pipistrelli e media: da diffusori di coronavirus a specie da proteggere
22 Giu 2022 Scritto da Università degli studi di Milano
Una ricerca promossa dalla Statale di Milano e coordinata dalla Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia ha dimostrato come la rappresentazione nei media dei pipistrelli ne abbia influenzato la loro sopravvivenza: dall’analisi di oltre 2.600 articoli dedicati a questi animali dal 2018 al 2020, i ricercatori hanno scoperto che articoli negativi hanno favorito la loro persecuzione, mentre i positivi ne hanno invece incentivato le azioni di conservazione.
Alla ricerca del suono perfetto: il caso dei violini Stradivari
04 Mag 2022 Scritto da Istituto nanoscienze del Cnr (Cnr-Nano), Scuola internazionale di liuteria “A. Stradivari” di Cremona, Politecnico di Milano, Università di Padova
Un esperimento coordinato dal Cnr ha messo a confronto il suono di diversi violini e individuato la combinazione di qualità sonore che rende più gradevole il suono di uno Stradivari. Lo studio è pubblicato su The Journal of the Acoustical Society of America.
Cosa rende il suono di un violino preferibile a quello di un altro? Alcuni violini di Stradivari hanno davvero un suono speciale? Per rispondere a queste domande, una squadra multidisciplinare coordinata dal Cnr ha coinvolto 70 liutai in un esperimento di ascolto per valutare le qualità sonore di quattro violini, tra i quali uno Stradivari. I risultati, pubblicati su The Journal of the Acoustical Society of America , suggeriscono che a rendere lo Stradivari il suono preferito sia un particolare equilibrio nelle proprietà del timbro dello strumento.
Identificate molecole con possibile attività feromonale nei primati
04 Gen 2022 Scritto da Cnr-Ispaam, Austrian Institute of Technology
Ipotetici feromoni identificati nei primati ed albero filogenetico di questi organismi
Nei primati l’uso di feromoni sessuali è oggetto di discussione. Nell’uomo mancano gli elementi anatomici e biochimici coinvolti in tale funzione. In particolare, non è presente una proteina dedicata al trasporto di feromoni in altre specie, a causa di una mutazione evolutiva già presente nel Neanderthal. Una collaborazione fra l’AIT di Tulln (Austria) ed il Cnr-Ispaam ha però ricostruito tale proteina mancante, individuando in sostanze con odore muschiato alcuni potenziali feromoni nei primati. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.
La comunicazione tra membri della stessa specie mediata dai feromoni, sostanze chimiche secrete da ghiandole specializzate, è molto diffusa tra gli organismi viventi, ma nelle scimmie antropomorfe e nell'uomo non vi è attualmente una sufficiente evidenza di tale fenomeno. Tra i primati, in particolare, i lemuri usano i feromoni per comunicare all'interno della specie, mentre tale capacità sembra essere persa in alcuni tipi di scimmie. La comunicazione feromonale nell'uomo sarebbe impedita dalla mancanza di strutture anatomiche dedicate e/o dal malfunzionamento di relazionati meccanismi molecolari. Sono infatti assenti l'organo vomeronasale, deputato in molti animali alla percezione dei feromoni, i relativi recettori, ed anche proteine trasportatrici di tali molecole, note come SAL o MUP, già identificate in mammiferi quali maiale e topo, dove la comunicazione sessuale attraverso segnali chimici è stata ampiamente dimostrata. Al fine di chiarire quale sarebbe potuto essere un ipotetico feromone in alcuni primati e nell'uomo, Giovanni Renzone, Simona Arena ed Andrea Scaloni dell’Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo del Cnr di Portici hanno collaborato con Valeriia Zaremska, Isabella Fischer, Paolo Pelosi e Wolfgang Knoll dell'Austrian Institute of Technology di Tulln. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.
Che impatto ha avuto il lockdown sui processi cognitivi alla base delle interazioni sociali? La ricerca dell’Università di Padova Increased gaze cueing of attention during COVID-19 lockdown ha evidenziato come, durante il lockdown del 2020, le persone fossero più sensibili a seguire la direzione dello sguardo altrui.
Il famoso detto “gli occhi sono lo specchio dell’anima” trova riscontro anche a livello scientifico. Da anni, la psicologia sperimentale si interroga sulle possibili influenze che lo sguardo appartenente alle altre persone può esercitare su numerosi meccanismi cognitivi in un osservatore.
Tra i più studiati vi è la capacità della direzione dello sguardo altrui di orientare le risorse attentive. Per comprendere meglio questo fenomeno immaginiamo il seguente scenario: stiamo passeggiando in città e, improvvisamente, notiamo una persona intenta a osservare qualcosa sopra di lei. La nostra reazione più istintiva è quella di volgere il nostro sguardo verso la medesima direzione, per comprendere cosa abbia catturato l’attenzione del passante. Questo comportamento, noto come “orientamento attentivo mediato dallo sguardo altrui” – in inglese, gaze cueing –, è un importante meccanismo che ci permette di interagire efficacemente con i nostri simili e con l’ambiente circostante.
Ecco i lieviti del pane amici del nostro microbiota che favoriscono l’assorbimento dei minerali
20 Ott 2021 Scritto da Redazione
Lo studio pubblicato sulla rivista internazionale “FOODS“.
Dalla ricerca arrivano i lieviti del pane amici del nostro microbiota che aiutano l’assorbimento dei minerali come il ferro e lo zinco. Un gruppo di scienziati dell’area agro-alimentare e medica dell’Università di Pisa di cui fanno parte Monica Agnolucci, Giuseppe Conte e Manuela Giovannetti ha identificato per la prima volta nuovi ceppi di lieviti che mostrano attività antiinfiammatorie. Si tratta di lieviti capaci di produrre alti livelli di acido linoleico coniugato e di acido propionico, composti noti per le loro specifiche proprietà salutistiche, anticarcinogeniche e ipocolesterolemiche.
Pubblicato sulla rivista internazionale “Foods”, lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto nazionale “Processing for healthy cereal foods”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con l’Università di Pisa come capofila che ha coordinato il lavoro di scienziati appartenenti a sette università e a un Istituto del CNR.
Report sugli indici demografici del 2020
La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, 1,2 anni sotto il livello del 2019. L'Istat inoltre rileva che nel 2020 i decessi totali in Italia sono stati 746 mila, il 18% in più di quelli nel 2019, naturalmente anche per effetto della pandemia.
Nel report dell’Istat sugli indici demografici del 2020, si legge che “per effetto del forte aumento del rischio di mortalità, specie in alcune aree e per alcune fasce d'età, la sopravvivenza media nel corso del 2020 appare in decisa contrazione”.
Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell'anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno. A 65 anni la speranza di vita scende a 19,9 anni (18,2 per gli uomini, 21,6 per le donne).
Tutte le regioni hanno un abbassamento dei livelli di sopravvivenza. Tra gli uomini la riduzione della speranza di vita alla nascita varia da un minimo di 0,5 anni (vale a dire 6 mesi di vita media in meno) riscontrato in Calabria, a un massimo di ben 2,6 anni in Lombardia: “Con l’eccezione del Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille, tutte le regioni sono interessate da un decremento demografico. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Molise (-13,2) e Basilicata (-10,3) sono le regioni più colpite; tra quelle del Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9)”.
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