Ambiente

Ambiente (595)

Buongiorno Terra

22 Apr 2009 Scritto da

 


 

Il 22 aprile di 39 anni fa venti milioni di americani si mobilitarono per la difesa del pianeta. Lo fecero rispondendo a un appello di un senatore democratico, Gaylord Nelson. Oggi per lo stesso scopo si celebra la giornata della Terra in 174 paesi del mondo.

Il principio che muove questo movimento è "Tutti, a prescindere dalla razza, dal sesso, da quanto guadagnino o in che parte del mondo vivano, hanno il diritto morale a un ambiente sano e sostenibile".

Il rapporto tra etica e ambiente si è sviluppato in tempi assai più remoti di quanto non si creda comunemente. Già nella produzione letteraria dell'Ellade e ancor più in quella dell'antica Roma non mancano riferimenti significativi al problema della difesa dell'ambiente dall'aggressione degli insediamenti umani. Scriveva Seneca: "Non passerà molto tempo che non vi sarà più un lago in cui non si rispecchino i timpani delle vostre ville! Non vi sarà più un fiume le cui sponde non siano assediate dalle vostre residenze di campagna! Ovunque la costa del mare s'incurvi in una baia, getterete le fondamenta di un nuovo palazzo!".

Bioetanolo

30 Lug 2008 Scritto da

Al di là delle forzature retoriche sui biocarburanti definiti da qualcuno un “crimine contro l’umanità” e accusati di affamare i poveri della Terra, è un dato di fatto che diversi governi africani hanno già preso accordi con grandi società petrolifere per coltivare piante alcoligene e produrre bioetanolo da destinare alla carburazione. Eppure anche i petrolieri, evidentemente, hanno ben chiaro che ogni litro di bioetanolo addizionato alla benzina comporta anche la vendita di un litro di benzina in meno.

Biodiversita’

23 Mar 2010 Scritto da

Il Mediterraneo rappresenta soltanto lo 0,8% della superficie marina dell'Oceano mondiale; ma la consistenza della sua biodiversità è paradossalmente relativamente elevata.

Le alterazioni ambientali, di origine sia naturale (cambiamento climatico globale, eventi sismici, dissesto del suolo ecc.) che antropica (eccessivo sfruttamento delle risorse rinnovabili, inquinamento, indiscriminato utilizzo della fascia costiera ecc.) e l’invasione di specie aliene, costituiscono le maggiori minacce per la biodiversità marina. Preservare la biodiversità nei popolamenti marini significa conservare le specie autoctone ed endemiche, mantenendone intatti i patrimoni cromosomici, in modo da garantire alle diverse popolazioni la possibilità di evolversi geneticamente in modo autonomo; la diversificazione all’interno di una stessa specie è garanzia di una maggiore adattabilità alle modificazioni dell’ambiente.

Lo studio della biodiversità marina, sottovalutato per troppo tempo, si è intensificato negli ultimi anni per identificare le problematiche e le priorità di azione per individuare strategie di intervento per la tutela degli habitat e di tutti gli organismi a rischio di estinzione o in condizioni di precario equilibrio. Allo stato attuale i frequenti episodi di depauperamento ambientale provocano spesso la perdita di “particolarità” biologiche, soprattutto a livello di quegli organismi che si trovano ai vertici della piramide alimentare (cetacei, pesci cartilaginei, tartarughe ecc.).Le attività antropiche che insistono lungo le coste meridionali del nostro territorio nazionale sono caratterizzate, per lo più, dalla mancanza di una seria programmazione ecocompatibile. L’eccessivo sfruttamento della fascia costiera provoca una condizione inevitabile di alterazione dell’ecosistema marino soprattutto per quanto riguarda la piattaforma continentale.

Il gruppo di climatologia storica dell’ISAC/CNR di Bologna, in collaborazione coi colleghi del Dipartimento di Fisica-UniMi, ha realizzato  una banca dati di serie storiche ultrasecolari di parametri meteorologici che copre uniformemente il territorio italiano e che ha consentito di colmare una fondamentale lacuna della comunità scientifica nazionale in questo ambito. La banca dati contiene oltre a temperatura e precipitazioni anche pressione atmosferica, copertura nuvolosa, eliofania, umidità relativa e pressione parziale di vapore. La risoluzione delle serie è per molte stazioni giornaliera. Assieme ai dati, sono state raccolte anche tutte le notizie relative alla storia delle varie stazioni meteorologiche (spostamento delle stazioni, sostituzioni di strumenti, malfunzionamenti degli stessi, etc.); tutte queste preziose informazioni si sono rivelate di fondamentale importanza nella fase di “omogeneizzazione” dei dati, necessaria per “ripulire” le serie meteorologiche da tutti i segnali di origine non climatica. La qualità di questa banca dati, ha garantito una ricostruzione attendibile della variabilità e delle variazioni climatiche avvenute in Italia negli ultimi 200 anni. I risultati sono pubblicati sulle più qualificate riviste internazionali del settore.

Nonostante sia nata circa trent’anni fa, l’acquaponica è un sistema quasi del tutto sconosciuto in Italia e nel resto d’Europa. Questa pratica innovativa rappresenta il connubio tra acquacoltura, l’allevamento controllato di pesci, e idroponica: una tecnica di coltivazione di piante fuori suolo, che utilizza un substrato inerte come argilla, fibra di cocco o lana di roccia in cui la pianta viene irrigata con una soluzione di acqua e composti inorganici.
Nell’acquacoltura, l’acqua ricca di rifiuti organici dei pesci viene scaricata nell’ambiente. Le sostanze organiche che si accumulano nel sistema, infatti, causano una diminuzione dell’ossigeno dissolto e la conseguente produzione di anidride carbonica e ammoniaca, le quali, se l’accumulo di materia organica continua, si decompongono per via anaerobica e producono metano e solfuro di idrogeno, tossici per i pesci. Per questo motivo è importante assicurare il ricircolo di acqua e ossigeno e la rimozione delle sostanze organiche.
Nell’idroponica, l’acqua ricca di sostanze nutritive necessarie alle piante compie un ciclo continuo tra un serbatoio e le vasche in cui si trovano le piante.

Autorità di Bacino del Tevere e CNR nel 2002 hanno simulato  al computer gli effetti di un’eventuale esondazione del Tevere e le conseguenze che avrebbe sulle aree urbane di Roma: Ponte Milvio, Prati e Borgo quelle più a rischio

Un torrente d’acqua  che inonda Ponte Milvio, prosegue per il Foro Italico, si snoda per Prati fino a lambire Castel Sant’Angelo e il rione Borgo. Una vera e propria catastrofe che si abbatte sulla Capitale, ma per fortuna solo per finta: si tratta infatti di una simulazione molto dettagliata che l’Istituto di Ricerca per la Protezione  Idrogeologica (Irpi) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e  Autorità di Bacino del Tevere hanno realizzato nel 2002 per verificare i danni di un simile evento.

 

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