Nuove terapie farmacologiche per il trattamento dell’edema maculare diabetico (DME)

L’edema maculare diabetico (DME) è una grave complicanza della retinopatia diabetica, una malattia oculare che colpisce nel tempo la maggior parte dei pazienti affetti da diabete. Il DME causa danni molto gravi alla macula, la regione centrale della retina responsabile della visione distinta, che ci permette di svolgere tutte le azioni quotidiane più importanti, quali leggere, guidare e riconoscere i dettagli più fini. Questa patologia è causata dall’alterazione della permeabilità dei vasi sanguigni della retina, che causa la fuoriuscita di sangue o fluidi al di sotto della macula. Con il passare del tempo, si forma un accumulo di liquidi al di sotto della macula – una condizione indicata come edema maculare diabetico – che porta ad un danno strutturale della macula stessa. I sintomi percepiti dal paziente in presenza di DME consistono in una visione offuscata ed una perdita della visione spesso progressiva, che può giungere fine alla cecità legale. Il DME colpisce soggetti diabetici di tutte le età ed è la principale causa di cecità legale nelle persone in età lavorativa nei Paesi tecnologicamente avanzati; essa assume pertanto una grande rilevanza dal punto di vista socio-economico.

Ad oggi non esiste alcun trattamento in grado di sconfiggere definitivamente il DME, quindi è estremamente importante porre particolare attenzione nella prevenzione di questa grave complicanza dei soggetti diabetici. Il protocollo di prevenzione prevede lo stretto controllo della glicemia, che nei soggetti affetti da diabete ha un ruolo cruciale nell’insorgenza delle complicanze oculari, e il monitoraggio scrupoloso del fondo oculare, al fine di evidenziare la presenza di danni nello strato vascolare retinico e ricorrere tempestivamente a un trattamento. La prevenzione viene effettuata grazie alla stretta collaborazione tra paziente, oculista e nutrizionista; questa, insieme alla tempestività del trattamento, può garantire un buon controllo dell’edema maculare diabetico, con grandi vantaggi per la qualità di vita del paziente. Il trattamento di elezione per l’edema maculare diabetico è stato per anni la fotocoagulazione laser retinica. Questa procedura si rivela efficace nella preservazione della visione ma non tanto nel recupero della funzionalità visiva perduta, inoltre questa tecnica è spesso associata ad una diminuzione dell’acuità visiva finale e ad una riduzione del campo visivo periferico.

La comprensione dei meccanismi cellulari e molecolari che stanno alla base dell’insorgenza dell’edema maculare diabetico ha consentito la ricerca di terapie alternative di tipo farmacologico, aprendo strade molto promettenti per la cura del DME. L’alterazione della permeabilità dei vasi sanguigni della retina è dovuta al fatto che nei soggetti diabetici l’elevata concentrazione di glucosio ematico (iperglicemia) determina l’innesco di una serie di reazioni biochimiche che portano ad una produzione eccessiva di una molecola chiamata VEGF, che agisce specificamente sulle cellule della parete interna dei vasi sanguigni, promuovendo un aumento della permeabilità vascolare. La maggior parte delle terapie farmacologiche per il trattamento del DME mirano ad inibire tale processo. Diversi farmaci hanno come bersaglio specifico il VEGF e sono in grado di inattivarlo, arrestando così il suo effetto patologico sui vasi sanguigni della retina. Questi farmaci anti-VEGF vengono somministrati all’interno dell’occhio tramite una iniezione intravitreale, assolutamente indolore.

I farmaci anti-VEGF sono molto promettenti e, se utilizzati tempestivamente, permettono il mantenimento della visione a medio-lungo termine. Il limite principale di questa terapia risiede nella temporaneità dell’efficacia farmacologica, che rende necessaria la sua ripetizione ogni 4-8 settimane, a seconda del farmaco utilizzato e della sensibilità individuale. Per questo motivo sopperire a questo limite temporale, sono stati messi a punto e sono in fase sperimentale dei microdispositivi da iniettare all’interno della cavità intravitreale in grado di rilasciare un principio attivo in modo graduale nel tempo. Si tratta degli impianti intravitreali a lento rilascio, costitutiti da polimeri completamente biodegradabili che intrappolano al loro interno un farmaco cortisonico con azione antinfiammatoria in grado di controllare il processo che porta alla produzione del VEGF. Gli impianti intravitreali sono in grado di liberare il principio attivo per un periodo che va dai 6 mesi ai 3 anni. Ciò consente di ridurre le recidive e l’intervallo di somministrazione intravitreale degli anti-VEGF. L’applicazione degli impianti vitreali a base di cortisonici può provocare degli effetti collaterali quali l’aumento della pressione intraoculare e l’induzione della formazione della cataratta. Entrambi queste condizioni sono gestibili e sono comunque molto meno gravi degli effetti che si avrebbero a causa della progressione del DME.

Sia i farmaci anti-VEGF sia gli impianti intravitreali possono essere utilizzati in combinazione con la fotocoagulazione laser. In tutti i casi, i pazienti affetti dal DME devono sempre sottoporsi a monitoraggio strumentale della retina per verificare lo stato di salute dello strato vascolare retinico e determinare l’eventuale necessità di ulteriori somministrazioni di farmaco r/o trattamenti laser.

CONSULENZA SCIENTIFICA
Prof. Dr. med. Andrea CUSUMANO

I dispositivi intravitreali con molecole cortisoniche a lento rilascio sono diventati oggi una realtà per il trattamento dell’edema maculare  diabetico, specie quando questo è cronicizzato o non risponde alla terapia con le convenzionali iniezioni intraoculari con anti-VEGF. Esistono degli effetti collaterali e dei rischi potenziali associati a questi nuovi trattamenti della malattia, in particolare lo sviluppo di una cataratta – nei pazienti che non si sono ancora operati – o la formazione di un glaucoma secondario al cortisone che è presente negli impianti. Tutte queste complicanze sono però trattabili perché la cataratta può esser facilmente operata ed il glaucoma – nella maggior parte dei casi – può essere trattato con delle terapie sotto forma di colliri, con dei farmaci o con la terapia laser, la “trabeculoplastica” o in qualche raro caso con un intervento chirurgico. I benefici superano pertanto oggi di gran lunga i rischi e gli effetti collaterali e questa terapia deve realmente essere considerata per la gestione dell’edema maculare diabetico.

Progetto OCULISTICA TV  della Fondazione MACULA & GENOMA FOUNDATION Onlus

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