Da rifiuti a risorsa: gli scarti agro-alimentari diventano fitovaccini e biopesticidi

Due studi internazionali, coordinati dalla Sapienza, mostrano come i residui della produzione di olio extravergine d’oliva possano essere valorizzati in composti immunostimolanti e antimicrobici, efficaci nella protezione delle piante da malattie come come Xylella fastidiosa. I risultati sono stati pubblicati sulle riviste Plant Stress e Plant Physiology and Biochemistry
La crescente produzione globale di olio d'oliva ha portato con sé sfide ambientali rilevanti. Gli scarti generati dai frantoi spesso non vengono smaltiti in modo controllato, causando danni al suolo e compromettendo la salute microbica a causa dell'alto contenuto di tannini e composti fenolici.
Per produrre l'etilene ci vuole...il sole

Un catalizzatore a base di cobalto (in centro) promuove la conversione di molecole di acetilene (a sinistra) in molecole di etilene (a destra) mediante l’impiego della luce come fonte energetica.
Studio dell’Università di Padova rivoluziona i processi chimici di produzione di etilene puro con la luce solare per un futuro più sostenibile.
L’etilene è la sostanza chimica organica più importante dell’industria moderna: con una produzione annua che raggiunge 200 milioni di tonnellate, le sue applicazioni spaziano dalla produzione di circa il 60% di tutte le plastiche alla gestione agricola, fino alla sintesi di numerosi prodotti chimici e composti organici.
Oggigiorno l’etilene viene prodotto principalmente attraverso la pirolisi petrolchimica di idrocarburi, un processo industriale che introduce delle impurezze di acetilene che limitano il diretto utilizzo dell’etilene prodotto. Per questo motivo, in industria, l’etilene deve essere prima purificato dall’acetilene in un processo di trasformazione che attualmente presenta grandi problematiche in termini di sostenibilità poiché necessita di alte temperature e metalli nobili – costosi e difficili da reperire – come catalizzatori. Nonostante i progressi compiuti, queste strategie tradizionali per la conversione dell’acetilene in etilene possiedono ancora una selettività relativamente bassa (ossia l’acetilene non viene soltanto convertito nel desiderato etilene, ma una parte di esso viene anche convertito in prodotti non desiderati).
Atomi metallici intrappolati nella "rete" del grafene: così nascono i materiali del futuro

Una ricerca svolta congiuntamente dall’Istituto Officina dei Materiali del Cnr e dalle Università di Trieste, MilanoBicocca e Vienna ha dimostrato un metodo semplice e innovativo per realizzare nuovi materiali che uniscono le straordinarie proprietà manifestate da singoli atomi metallici con la robustezza, flessibilità e versatilità del grafene. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, promette applicazioni nei campi della catalisi, della spintronica e dei dispositivi elettronici.
Ecco il chip in silicio per convertire il calore disperso in energia elettrica

La ricerca dagli scienziati del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell'Università di Pisa.
Strutture in silicio dell’ordine di grandezza di nanometri (nanostrutture) e integrabili su chip che funzionano da generatori termoelettrici, convertendo direttamente il calore in energia elettrica.
La novità arriva da un team di ingegneri elettronici del dipartimento di ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, che hanno pubblicato due lavori su riviste internazionali, dimostrando la validità di una tecnologia basata su un materiale, come il silicio, biocompatibile e non inquinante (si ricava a partire dalla sabbia) per la produzione di “green energy”.
SARS-CoV-2 “steals” our proteins to protect itself from the immune system

Researchers at the Medical University of Vienna and the Medical University of Innsbruck discovered that SARS-CoV-2 hijacks three important host proteins that dampen the activity of the complement system, a key component of early antiviral immunity. This significantly impairs viral clearance which may affect the course of both acute COVID-19 infections and post-COVID-19 sequelae. The study was recently published in the journal “Emerging Microbes & Infections”.
Allergie alimentari : con un farmaco torna nel piatto il cibo "incriminato"

Uno studio osservazionale del Bambino Gesù conferma la sicurezza dell’anticorpo monoclonale che riduce il rischio di reazioni. Il 60% dei bambini può mangiare liberamente.
Di allergia alimentare si può morire. Ma per i bambini che ne soffrono oggi c’è una nuova possibilità di cura, un farmaco che riduce il rischio di reazioni al contatto con l’alimento “incriminato” consentendo di recuperare una dieta meno severa e, quindi, una migliore qualità di vita.
Il grado di sicurezza del farmaco per le allergie alimentari - un anticorpo monoclonale già utilizzato per l’asma - è stato verificato e confermato da uno studio osservazionale condotto da clinici e ricercatori dell’unità di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: dopo 12 mesi di trattamento, oltre il 60% dei piccoli pazienti coinvolti nella ricerca ha potuto adottare un’alimentazione completamente libera, senza restrizioni.
L’aumento della siccità sta moltiplicando le migrazioni interne in tutto il mondo

Un gruppo internazionale di ricerca ha messo a punto un database globale dei fenomeni migratori tra regioni diverse dello stesso stato in 72 paesi tra il 1960 e il 2016: l’aumento delle temperature sta costringendo sempre più persone a lasciare le loro case, soprattutto nelle regioni rurali e maggiormente legate all’agricoltura.
L’aumento delle ondate di calore e dei periodi di siccità dovuto al cambiamento climatico sta portando milioni di persone a lasciare le loro case per spostarsi altrove. In molti casi questi movimenti migratori avvengono però tra regioni diverse dello stesso stato e restano così spesso invisibili. Per cercare di quantificare e tracciare questo fenomeno, un gruppo internazionale di studiosi ha elaborato per la prima volta i dati delle migrazioni interne avvenute in 72 paesi tra il 1960 e il 2016. I risultati – pubblicati su Nature Climate Change – mostrano in che modo l’aumento della siccità favorisce lo spopolamento delle regioni colpite, soprattutto se si tratta di territori con una forte diffusione dell’agricoltura.
Nanoparticles designed to trap and neutralise large amounts of SARS-CoV2

Researchers from the IBB-UAB have developed a new class of nanostructures capable of trapping and neutralising large quantities of the SARS-CoV2 virus particles, both in liquid solutions and on the surface of materials. These novel nanoparticles could be used to manufacture antiviral materials such as wastewater and air filters, and could be exploited to develop new tests for the early detection of Covid-19. Moreover, the nanoparticles could be redesigned to target other pathogens.
The study was led by researchers from the Institute for Biotechnology and Biomedicine of the Universitat Autònoma de Barcelona (IBB-UAB), who highlight the potential of the developed nanostructures for the manufacturing of new antiviral materials. The study was recently published in the journal Advanced Healthcare Materials.
New mechanism: How cancer cells escape the immune system

Once cells’ quality control mechanism is activated, IRGQ (red) accumulates in special cell organelles, the lsysosomes (green). This is also where the degradation of the non-functional MHC-I molecules takes place. Photo: Dr. Lina Herhaus, Goethe University Frankfurt
FRANKFURT. It is comparatively easy to tell a cell’s state of health: On their surface, cells present fragments of almost all the proteins they contain inside. This means the immune system can directly recognize whether a cell has been infected by a virus or has been dangerously altered by a mutation.
Countless molecular “radio masts” – the MHC-I molecules – are responsible for presenting these fragments. They are assembled inside the cell and then transported to the membrane, the lipid layer surrounding the cell. Here, the masts are anchored such that the cargo faces outside and can be detected by troops of the immune system constantly patrolling the body. If these troops detect harmful molecules being presented on the MHC-I radio masts, they kill the relevant cell. A requirement, however, is that the masts themselves are fully functional; otherwise, there is a risk that this mechanism will not work and harmful cells escape the immune system. “We have now discovered a sensor inside the cell that ensures that only functional MHC-I molecules are transported to the plasma membrane, while the defective units are eliminated,” explains Dr. Lina Herhaus, who until recently conducted research on this topic at Goethe University’s Institute of Biochemistry II and is now leading an independent research group at Braunschweig-based Helmholtz Centre for Infection Research.
L’origine della scrittura in Mesopotamia è legata ai disegni incisi su antichi sigilli cilindrici

I motivi presenti su cilindri in pietra risalenti a seimila anni fa corrispondono ad alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.350-3.000 avanti Cristo. La scoperta, realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, offre un punto di collegamento diretto nella transizione dalla preistoria alla storia
All’origine della scrittura in Mesopotamia ci sono le immagini impresse da antichi sigilli cilindrici su tavolette e altri manufatti d’argilla.
La scoperta arriva da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che ha individuato una serie di corrispondenze tra i motivi incisi su questi cilindri, risalenti a circa seimila anni fa, e alcuni segni della scrittura proto-cuneiforme emersa nella città di Uruk, nel sud dell’attuale Iraq, attorno al 3.000 avanti Cristo.
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